Adelina Zandrino nasce a Genova nel 1893: la madre è Emilia de Nobili, maestra di pianoforte, il padre è giornalista, critico teatrale e musicale, professore di francese, collaboratore del giornale Secolo XX. Ha una sorella, Renata. Scoperta giovanissima la vocazione per l’arte figurativa, studia per alcuni mesi presso i maestri Federico Maragliano e Giuseppe Pennasilico, ma deve essere considerata un’autodidatta. Dimostra attitudine per vari soggetti: paesaggi, ritratti, nature morte. Esordisce alla Mostra Internazionale d’arte femminile, tenutasi a Torino nel 1913.
Viene subito notata e inizia a lavorare in vari settori: illustrazione di libri, grafica commerciale, decorazione di ambienti e pittura a cavalletto.
Sempre nel 1913, dopo una personale a Rapallo, si reca con il padre a Parigi. Qui si ferma sino allo scoppio della prima guerra mondiale, affermandosi come costumista teatrale e illustratrice di libri, lasciandosi influenzare dal gusto liberty. Conosce vari personaggi del mondo dell’arte, come Auguste Rodin, che l’apprezza molto.
Durante la prima guerra mondiale esegue cartoline e manifesti d’ispirazione patriottica.
Nel 1916 parte della villa di famiglia di Albaro viene requisita e trasformata in ospedale per gli invalidi di guerra. Qui Adelina conosce il capitano Luigi Negri, grande invalido e giornalista che l’artista sposa nel 1919. Vive con lui in armonia d’intenti e d’arte. Hanno due figli: Gloria e Vittorio. Il marito scrive poesie che sono pubblicate in volume con copertina illustrata dalla moglie: la incoraggia a seguire il suo percorso artistico e ne è innamorato ammiratore
Dagli anni Venti si dedica alla ceramica, producendo oggetti caratterizzati da forte vivacità cromatica, con scene di genere in costume o in maschera.
Realizza anche sculture di piccolo formato, che hanno come soggetto la maternità o la condizione femminile.
Viene richiesta come ritrattista da importanti personaggi del tempo: il senatore Pirelli, attrici come Dina Galli, Emma Grammatica, Isa Miranda, la cantante Tina Rontani e molti altri.
Nel 1930 espone alcune opere alla Prima Mostra Femminile d’Arte e Lavoro, al Castello Sforzesco di Milano, realizzando anche il manifesto della Mostra. Nel 1936 la troviamo alla triennale di Torino e nel 1937 all’Esposizione Internazionale di Arti Decorative di Parigi.
Nel 1950 è presente all’esposizione Internazionale d’Arte Sacra a Roma e in occasione dell’Anno Santo esegue una serie di 12 cartoline con motivi cristologici e l’immagine di Papa Pio XII.
Dagli anni Cinquanta sino alla morte si concentra su soggetti religiosi: dolci Madonne, angioletti, bambini, riprodotti in santini e biglietti augurali.
Tiene mostre personali a Genova, Milano, Roma, Buenos Aires, Hollywood.
Affresca la sua casa e il suo studio a Quarto.
Diventa accademica di merito dell’Accademia Linguistica di Genova ed è insignita della Stella Fiumana, della medaglia d’oro di benemerenza artistica del C.I.P.A. (comitato internazionale di Fotogrammetria Architettonica) e nel 1982 del premio Olivo d’Oro, solo per citare alcuni dei molti riconoscimenti ufficiali che riceve.
Muore a Genova nel 1994 a 100 anni.
Esponente della cultura del Decadentismo, dopo aver realizzato opere tendenti sia al simbolismo che al divisionismo e avere adottato, per un certo periodo, canoni “novecentisti”, le sue opere si caratterizzano per una sostanziale predilezione per tematiche volte a esprimere serenità e gioia, dando risalto a temi come la Maternità, l’Infanzia, la femminilità. Protagonista indiscussa delle sue opere è la figura umana.
Sue opere sono conservate presso le Gallerie d’Arte Moderna di Genova, Savona, Milano, Roma, le Gallerie Statali di Helsinki, Tallinn e al Musée du Jeu de Paume di Parigi.