Ci sono dei romanzi del passato, che ci “parlano” ancora e ci fanno pensare alle modalità con cui si affronta la vita, a quello che è veramente importante.
Mi piace ogni tanto cercare in biblioteca libri datati e immergermi in un passato che può ancora farci da guida.
La spiaggia del lupo . Il titolo si riferisce allo scoglio sulla spiaggia di un non identificato paese ligure: “scavato in alto, come una testa su un corpo di bestia accovacciata ma pronta a scattare”. La protagonista è Angela, una ragazza con un fascino speciale, non bella, ma con un corpo morbido e sinuoso, che attira l’ammirazione maschile. Figlia di genitori separati passa gran parte del tempo con il nonno, che ha una casa vicino al mare e il mare accompagna la vita di Angela, è testimone del suo amore, della gravidanza inaspettata, ma accettata con convinzione, della decisione di partire per Milano, alla ricerca di una nuova vita. Si tratta di un romanzo di formazione, incentrato su una figura femminile coraggiosa, vera e autentica, che ricerca la propria realizzazione, rifiutando compromessi e accettando responsabilmente le conseguenze delle proprie scelte. La vicenda personale s’immette nella realtà milanese degli anni ’70, lacerata dai contrasti sociali. Angela attraversa il suo tempo mantenendo inalterata la propria “pulizia” morale, sincerità e lucidità nei giudizi su di sé e gli altri. I fatti fanno da sfondo all’analisi psicologica, attenta e puntuale.
Un libro che mi è molto piaciuto, ricco di eventi e con una scrittura impeccabile.Penso che andrò in cerca di altri libri di questa scrittrice, che conosco poco.
Gina Lagorio, nata Bernocco, è un’importante scrittrice italiana. Nasce a Bra (Cuneo) nel 1922 e vive a lungo in Liguria, ma rimane legata alle sue terre per tutta la vita, come emerge dalle sue opere. Si laurea in Letteratura Inglese all’Università di Torino. Figura rilevante nella cultura del dopoguerra, collaboratrice di molti giornali, parlamentare impegnata per i diritti delle donne e per la pace, esordisce con Polline (1966), seguito dal garbato Un ciclone chiamato Titti (1969), ispiratole dalla figlia. Alla figura del marito, Emilio Lagorio, protagonista della Resistenza, scomparso prematuramente, sono dedicati Approssimato per difetto (1971), una delle sue opere migliori, e Raccontiamoci com’è andata (2003). Tra i numerosi romanzi ricordiamo: La spiaggia del lupo (1977, premio Campiello), Fuori scena (1979), Tosca dei gatti (1983, premio Viareggio), Tra le mura stellate (1991), Il bastardo (1996). Le passioni che danno senso alla sua vita sono la materia di Inventario (1997), mentre l’intenso Càpita (postumo, 2005) è una riflessione sull’esistenza, filtrata attraverso l’esperienza della malattia. Ha pubblicato racconti, testi teatrali, un libro per l’infanzia e numerosi saggi. Muore a Milano nel 2005, a 83 anni, dopo un lungo periodo di malattia.