I ritratti dell’epoca ci rimandano l’immagine di una donna di grande fascino…
Cristina Trivulzio di Belgioioso è stata molto famosa ai suoi tempi per l’apporto dato alla causa dell’Unità d’Italia, per la bellezza, il coraggio, l’anticonformismo. Nasce a Milano nel 1808 in una famiglia nobile e ricca da Gerolamo Trivulzio e Vittoria dei Marchesi Gherardini. Il padre muore quando lei ha solo 4 anni. La madre si risposa un anno dopo con Alessandro Visconti d’Aragona, da cui ha altri quattro figli. Bambina gracile e timida, Cristina ha un’infanzia serena, circondata dall’affetto del patrigno e dei fratelli. Viene educata in casa, secondo i dettami del tempo: studia lingue straniere, soprattutto francese, un po’ di geografia e matematica. Determinante per la sua formazione è il rapporto con l’insegnante di disegno, Ernesta Bisi, che le fa conoscere gli ideali risorgimentali, destando l’avversione del nonno materno, Gran Ciambellano dell’imperatore d’Austria. A 13 anni subisce un altro dolore: il Visconti, che ha sostituito il padre nel cuore della fanciulla, viene arrestato con l’accusa di aver partecipato ai moti carbonari del 1821.Tenuto in prigione due anni, ne esce distrutto a livello fisico e soprattutto nervoso, senza più riuscire a riprendersi. A 16 anni Cristina rifiuta il matrimonio con un cugino triste e piagnucoloso e sposa, nonostante l’opposizione familiare, il principe Emilio di Belgioioso, bello, giovane, sifilitico, con un tenore di vita dispendioso. Il marito dilapida rapidamente gran parte della sua dote, di 400.000 lire austriache (equivalenti a 4 milioni di euro attuali). L’unione non dura molto. Il principe non è fatto per la vita coniugale, e nei rapporti con le donne viene attratto fondamentalmente dal piacere e dal divertimento. Cristina, dal canto suo, comincia a mostrare i segni dell’epilessia che la tormenterà per tutta la vita. Negli anni del matrimonio Emilio intrattiene una relazione con Paola Ruga, una signora della buona società milanese. Il rapporto con la Ruga, oltretutto un’amica di Cristina, risveglia nella principessa quel senso di dignità che la porta alla rottura del legame coniugale. «Credetti dovere al mio decoro, ed al mio titolo di moglie di non acconsentire formalmente alla continuazione delle sue relazioni con la Ruga». Il matrimonio finisce presto, in modo pacifico e i due coniugi rimangono amici per tutta la vita. Intorno al 1820 Cristina inizia a frequentare i patrioti ed è costretta a riparare in Svizzera per sfuggire alla polizia austriaca, dopo aver soggiornato a Genova, Roma, Napoli e Firenze. In seguito si trasferisce in Francia. I suoi beni vengono confiscati per un certo periodo e Cristina si guadagna da vivere facendo pizzi e coccarde. Tornata in possesso del suo patrimonio affitta un appartamento nel centro di Parigi e il suo salotto diventa luogo d’incontro di personaggi come Vincenzo Bellini, Heine, Listz, de Musset…Scrive articoli, finanzia giornali patriottici, aiuta i fuoriusciti italiani, finanzia i moti mazziniani. Alta, sottile, carnagione chiara, capelli nerissimi, è molto affascinante. A 30 anni mette al mondo una bambina, mantenendo segreto il nome del padre. Per alcuni anni si isola e si dedica allo studio. Decide di tornare a Locate, in una proprietà di famiglia. Qui fonda un asilo, crea scuole maschili e femminili, organizza forme di previdenza per i contadini. Seguono anni di studio (traduce in francese le opere di Gian Battista Vico) e di iniziative per diffondere idee liberali, come la fondazione della rivista “Ausonio”. Quando scoppiano le Cinque Giornate di Milano si trova a Roma e organizza un gruppo di 200 volontari, che invia in soccorso dei milanesi. Durante la rivolta di Roma trascorre giorno e notte negli ospedali per curare i feriti e organizza le “infermiere”: dame aristocratiche, donne borghesi e anche qualche prostituta, con scandalo dei benpensanti. Dopo la sconfitta della Repubblica Romana s’imbarca a Civitavecchia con la figlia, sbarca a Costantinopoli, finisce in Turchia, dove acquista una proprietà, fonda una colonia agricola aperta ai profughi italiani, assiste la popolazione locale e scrive articoli molto interessanti sull’Anatolia, il Libano, la Siria, la Palestina. Nel 1855 torna in Italia. Nel 1860 si sposa la figlia Maria. Nel 1861, dopo la proclamazione del Regno d’Italia, Cristina lascia l’attività politica, vivendo serenamente tra Milano, Locate e il lago di Como con il servitore turco Burdoz e la governante inglese miss Parker, che le sono sempre stati vicini nelle sue peregrinazioni. Muore nel 1871 a 63 anni a Locate.
“ Non dobbiamo mai dimenticare l’ardua e doppia impresa del nostro secolo, consistere nel distruggere e fecondare nello stesso tempo, non dobbiamo dimenticare che scopo finale del nostro destino sulla terra non è l’incivilimento, ma l’amore sociale, la fratellanza degli uomini, il trionfo della verità e del bene assoluto” (Cristina Trivulzio).