Incontrando tante donne artiste del passato, rimango ogni volta colpita dalla loro intraprendenza, dal loro coraggio. Viaggiano tanto, fanno molteplici esperienze, sopportano difficoltà e disagi di vario tipo, affrontano tragedie legate al periodo storico in cui vivono. In tutto questo mantengono costanti i propri progetti e lottano per realizzarli.
Penso che possano essere anche oggi di grande esempio!
Margarita Sabashnikova nasce a Mosca nel 1882 in una famiglia di mercanti. L’infanzia la trascorre un po’ con la sua famiglia, un po’ con la nonna e una parte in campagna, nella tenuta dei genitori. A 10 anni, in seguito ad alcuni problemi nella gestione commerciale, la famiglia va all’estero e soggiorna a Parigi, a Losanna, in Belgio, in Italia. Margarita ha una buona istruzione: riceve lezioni di musica, letteratura, pittura.
Ritornata in Russia, si diploma e poi va a San Pietroburgo, per lavorare nello studio del pittore Ilya Repin, ispiratore della pittura sovietica realista. Margarita non condivide lo stile naturalistico ed è incerta sul proprio futuro. Siccome sua madre e la moglie di Tolstoy sono amiche, chiede consiglio al grande scrittore. Questi le risponde che deve considerare la pittura come un’attività ricreativa e dedicarsi alla vita in campagna. Delusa dal consiglio, Margarita si tormenta sul significato della propria vita, ma poi decide di continuare a dipingere.
Presenta due suoi ritratti a una mostra di Mosca e ottiene grande successo. Partecipa ad altre due esposizioni: una a San Pietroburgo e una a Parigi, ottenendo critiche lusinghiere. Entra nel circolo dei simbolisti russi. Nel 1903 è di nuovo a Parigi, contattando gli ambienti degli artisti parigini.
Lo scoppio della rivoluzione russa degli anni 1904-1905 le impedisce di tornare in patria. Durante questo periodo conosce Rudolf Steiner (fondatore dell’antroposofia e di un metodo educativo ancora seguito) di cui segue le lezioni e che conosce personalmente.
Nel 1906 sposa il pittore e poeta Maximilian Woloschin.
La coppia fa un breve soggiorno a Koktebel (Crimea), località amata dal marito.
Tornata a San Pietroburgo, Margarita incontra il poeta simbolista Vycheslav Ivanov, che la affascina con la sua idea del mondo, della spiritualità della natura.
La sua crescente fama e i contatti del marito le permettono di unirsi ai circoli degli artisti di San Pietroburgo. Lo scrittore Ivanov la incoraggia a scrivere e nasce una relazione amorosa, che mette in crisi il matrimonio.
Margarita va a Berlino nel 1908 e decide di fermarsi, per fare ordine nella sua vita privata. Viaggia per l’Europa, seguendo le lezioni di Rudolf Steiner e poi ritorna a San Pietroburgo. Con sua grande delusione Ivanov sposa la figliastra Wera.
Margarita si chiude in se stessa: si dedica interamente alla pittura e inizia a studiare la tecnica delle icone. Contemporaneamente persegue l’attività letteraria con importanti traduzioni.
In seguito a una piccola eredità, decide di riprendere a viaggiare: affitta uno studio a Parigi e poi va a Monaco. Si ferma a Stoccarda per una ricerca ed è inquieta e insoddisfatta, perché le sembra di non aver ancora trovato la strada della propria completa realizzazione.
Nel 1911 sceglie Monaco come residenza frequentando i circoli culturali della città.
Collabora con artisti di vari paesi alla realizzazione del Goetheanum, che la porta a Dornach, cittadina della Svizzera vicina a Basilea. Tale costruzione monumentale, progettata da Steiner, dovrebbe avere lo scopo di diffondere il pensiero di Steiner, manifestandolo anche attraverso gli elementi architettonici.
Lo scoppio della prima guerra mondiale porta al definitivo distacco dal marito, che si stabilisce a Parigi come giornalista. Margarita torna in Russia nel 1917, in piena rivoluzione. Ottiene l’incarico di insegnante di arte e letteratura per i lavoratori e diventa membro del Commissariato Popolare per il Teatro e l’Educazione. Carenze amministrative e penuria di generi di prima necessità rendono difficile il suo lavoro. Si ammala di tifo e nel 1920 riprende l’insegnamento in una scuola appena fondata per orfani di talento. Anche questa esperienza si conclude presto e le viene offerto un lavoro a San Pietroburgo, presso la Biblioteca per la Letteratura Straniera. Le carenze normative fanno chiudere anche questa attività. Tornata a Mosca riprende il lavoro di ritrattista.
Nell’agosto 1922 ottiene il permesso, a lungo richiesto, di recarsi nei Paesi Bassi e quindi a Dornach, ma le complicazioni diplomatiche tra la Russia e la Svizzera la costringono nel 1924 a entrare in Germania, a Einsingen.
Per una malattia polmonare deve essere ricoverata presso una clinica di Stoccarda.
Decide poi di stabilirsi definitivamente a Stoccarda, dedicandosi alla pittura di soggetti religiosi. Non del tutto tranquilla, durante un soggiorno a Friburgo, ha l’opportunità di fare un viaggio sino a Dornach, per rivedere i vecchi amici.
A Stoccarda apre una scuola di pittura.
L’avvento del nazismo le rende la vita difficile: in Russia la situazione è altrettanto grave, poiché le sue amiche o sono morte o sono state arrestate o internate nei campi. Sua madre e suo marito sono morti. Margarita non si scoraggia e inizia a viaggiare per tenere lezioni, corsi o partecipare a convegni. A 56 anni la troviamo a Roma e poi in Sicilia.
Alla fine degli anni ’30 il governo nazista le impone di scegliere se tornare in Russia o finire in un campo di detenzione. Le sue amiche fanno in modo che ottenga un permesso di soggiorno, a condizione di riferire regolarmente le sue attività alla Gestapo.
Durante la guerra, in seguito agli attacchi aerei su Stoccarda, si rifugia in un villaggio della Foresta Nera, iniziando a scrivere la propria autobiografia.
Negli anni del dopoguerra tiene corsi di formazione, partecipa a corsi di orientamento professionale. Anche in età più avanzata dipinge ogni giorno, a condizione che i molti obblighi, i visitatori e le fasi della malattia lo consentano.
Nel novembre 1972, la mostra Realismo russo 1850-1900 viene aperta a Baden-Baden e Margarita vi partecipa.
Muore a Stoccarda nel 1973.
Margarita è stata inizialmente soprattutto una ritrattista. La maggior parte delle sue opere sono scomparse a causa delle turbolenze della rivoluzione e delle guerre mondiali. Parte dell’opera pittorica della seconda metà della sua vita, in particolare motivi religiosi, pale d’altare, fiabe, paesaggi e ritratti sono stati parzialmente conservati. Sono sparsi in proprietà private e in varie chiese della comunità cristiana.
Le sue memorie (Il serpente verde) sono pubblicate in diverse edizioni. Non solo rappresentano una storia di sviluppo personale, ma descrivono in dettaglio il panorama di un’intera era culturale in Russia all’inizio del secolo scorso.