Parigi è tappa imprescindibile per le artiste dell’Ottocento e molte s’iscrivono all’Accademia Julian (v.n.307), diventata fervente “fucina” di pittrici di grande livello.
Marie Bashkirtseff nasce a Gavroncy, vicino a Poltava (Ucraina), nel 1858, da nobile famiglia. I genitori si separano quando lei è ancora bambina. Affidata alla madre sta per un periodo presso i nonni materni. Viaggia poi con lei per l’Europa, fermandosi per periodi più lunghi a Vienna, a Baden e a Ginevra. A 12 anni la troviamo a Nizza. Si stabilisce infine a Parigi. Ha la possibilità di acquisire una buona preparazione culturale, potendo usufruire d’insegnamenti privati. Parla correttamente il russo, l’inglese, il francese e l’italiano. Conosce il greco e il latino. S’interessa agli autori classici e contemporanei. Ha predisposizione per la musica e il canto, ma una malattia le impedisce di sviluppare le virtù canore. Si dedica in seguito alla pittura, studiando inizialmente in un atelier privato. La fascinazione per la pittura si manifesta dopo un soggiorno a Firenze, dove può vedere quadri di celebri pittori, ammirando soprattutto Tiziano e il Veronese.
Troviamo anche lei all’Accademia Julian di Parigi.
Conosce e intrattiene una fitta corrispondenza con Guy de Maupassant, scrittore considerato uno dei padri del racconto moderno. Si dedica anche alla scrittura e nel 1873 (a 15 anni) inizia la redazione di un diario che poi viene pubblicato nel 1885. Questo è interessante perché ci dà un quadro quasi romanzesco della borghesia del tempo. Marie rivela un’intelligenza viva, spirito precoce, narcisismo, desiderio di una gloria che ritiene certa.
Espone per la prima volta nel 1880 e ottiene i primi successi nel 1883. Nel 1882 si sperimenta come scultrice.
Muore di tubercolosi nel 1884 (a 25 anni) e il suo corpo viene inumato in un mausoleo del cimitero di Passy a Parigi.
Un suo quadro, The meeting, si trova al Museo d’Orsay a Parigi. Molte sue opere sono state distrutte dai nazisti durante la seconda guerra mondiale, ma ne rimangono una sessantina. Una mostra itinerante, realizzata negli Stati Uniti (dal titolo: “Superare tutti gli ostacoli: le donne dell’Accademia Julian”) ha permesso di far conoscere lavori suoi e delle sue compagne.
I suoi quadri manifestano ammirazione per il realismo e il naturalismo, con particolare interesse per le scene di città, le vie e la miseria urbana. Posto importante nella sua produzione hanno i ritratti, genere molto studiato dalle artiste.
Scriveva:
“Questo povero diario che contiene tutte queste aspirazioni verso la luce, tutti questi slanci che sarebbero ritenuti come slanci di un’ingegneria imprigionata, se la fine fosse coronata dal successo, e che saranno osservati come il delirio vanitoso di una creatura banale, se io ammuffissi eternamente! Sposarsi ed avere bambini! Ma ogni lavandaia può fare altrettanto. Meno a trovare un uomo civilizzato ed illuminato o debole ed innamorato. Ma cosa voglio? Oh! lo sapete bene. Voglio la gloria! Non è questo diario che me la darà. Questo diario sarà pubblicato soltanto dopo la mia morte, poiché vi sono troppo nuda per mostrarla del mio vivo. Del resto, sarebbe soltanto il compimento di una vita famosa.