Per chi ama la poesia e ha avuto modo di apprezzare la poetessa Szymborska, questo libro dà un quadro completo di un’epoca, di un percorso umano e artistico. Con cura e attenta documentazione le autrici ricostruiscono la vita di questo singolare personaggio. Il racconto segue un ordine cronologico, evidenziando aspetti della personalità, riportando testimonianze di chi l’ha conosciuta, sue poesie e suoi scritti. Ci si perde un po’ tra i nomi e le citazioni, per cui è una lettura che richiede concentrazione e attenzione.
Tra le pagine di Cianfrusaglie del passato emergono i rapporti con i genitori («Mio padre era quello con cui si parlava, mentre con la mamma si cresceva, ci si lavava il collo e ci si cambiava i calzini»), la sofferenza per la morte precoce del padre e la vicinanza alla madre, che deve portare avanti con difficoltà la famiglia. L’iniziale infatuazione per l’ideologia comunista la porta a scritti che poi critica: si rende conto presto della cruda realtà del regime. Il matrimonio con Adam Włodek, poeta, giornalista e letterato, le fa capire le proprie potenzialità poetiche. Alla fine del matrimonio, durato sei anni, conserva stima e amicizia per l’ex marito, che assiste nel momento della malattia. Trasferitasi in un minuscolo appartamento (soprannominato il cassetto per le sue dimensioni), frequenta numerosi letterati, lavora per riviste e fa alcuni viaggi in Europa. Si parla della felice unione con lo scrittore Kornel Filipowicz cui dedicò molte poesie d’amore (da Amore a prima vista a Il gatto in un appartamento vuoto) e il dolore per la sua scomparsa, dopo 22 anni di vita insieme, ma in case separate. C’è la corrispondenza con Woody Allen, che non riuscì mai a incontrare. Il titolo si collega a «la simpatia per le cianfrusaglie del passato, i ninnoli di gusto kitsch, i gadget curiosi e le cartoline riportati dai viaggi all’estero oppure scovati nei mercatini dell’usato». Si scoprono aspetti domestici, come la passione per le lotterie, i telequiz, i serial televisivi e i collage.
«È riuscita fin quasi alla fine a vivere con i suoi ritmi, a lavorare, a incontrarsi con gli amici, a fumare sigarette, a bere un bicchierino di vodka», scrivono Bikont e Szczesna. «E a scrivere poesie». È morta a casa sua, nel sonno, a 88 anni.
«La letteratura non detiene il monopolio della meraviglia», ha detto in un’intervista. «La vita di tutti, quella consueta, è fonte incessante di stupore ».
Tra le poesie una ha il significativo titolo di Epitaffio: “Qui giace come virgola antiquata / l’autrice di qualche poesia…”
“Il poeta oggi è spesso scettico e diffidente… malvolentieri dichiara in pubblico di essere poeta – quasi se ne vergognasse: nella nostra epoca chiassosa è molto più facile riconoscere i propri difetti, perché sono visibili. Molto più difficile riconoscere le qualità, finché esse sono tenute nascoste.”
Ad alcuni piace la poesia
Ad alcuni-
cioè non a tutti.
E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza.
senza contare le scuole, dove è un obbligo,
e i poeti stessi,
ce ne saranno forse due su mille.
Piace-
mi piace anche la pasta in brodo,
piacciono i complimenti e il colore azzurro,
piace una vecchia sciarpa,
piace averla vinta,
piace accarezzare un cane.
La poesia –
ma cos’e’ mai la poesia?
Piu’ d’una risposta incerta
e’ stata gia’ data in proposito.
Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo
come alla salvezza di un corrimano.
Wislawa Szymborska (1923-2012) è stata una poetessa e saggista polacca, premio Nobel nel 1996. Il critico tedesco Marcel Reich- Ranicki ha affermato: «È la poetessa più rappresentativa della sua nazione, la cui poesia lirica, ironica e profonda, tende verso la poesia lirica filosofica». Il traduttore italiano, Pietro Marchesani, ha indicato nell’incanto il tratto più significativo dei suoi versi. La Szymborska individua l’origine della poesia nel silenzio. Utilizza espedienti retorici quali l’ironia, il paradosso, la contraddizione per illustrare temi filosofici e le ossessioni che ne derivano. È definita come una miniaturista, le cui poesie compatte spesso evocano ampi enigmi esistenziali.
Anna Christine Bikont (Varsavia, 1954) è giornalista e scrittrice polacca, autrice e coautrice di libri e raccolte di report.
Joanna Szczena (Lodz, 1949) è giornalista e scrittrice politicamente impegnata.
Entrambe sono collaboratrici del quotidiano “Gazeta Wyborcza”. Hanno conosciuto la Szymborska nel 1996, ai tempi del Nobel. Sono importanti i loro saggi sul poeta e saggista polacco Milosz, sulla questione ebraica in Polonia e sui rapporti tra scrittori e comunismo.