Arte al femminile (495)

Tornando alla pittura, in particolare a quella francese…

Maximilienne Guyon nasce a Parigi nel 1868.

Studia all’Accademia Julian, una delle poche aperte alle donne. Si diploma e diventa insegnante.

Si lega alla principessa Matilde Bonaparte, che ammira molto i suoi acquarelli. Tale nobildonna ha a Parigi un importante salotto letterario e ama circondarsi di artisti.

Il suo lavoro le fa ottenere riconoscimenti ufficiali e una borsa di studio.

Nel 1893 fa parte della delegazione di artiste francesi presenti all’Esposizione Universale di Chicago, (v.n.327) riunite nel Woman’s Building.

Numerosi suoi disegni vengono incisi per Le Petit Piano, journal de lecture musicale.

Realizza manifesti pubblicitari e illustrazioni per libri, tra cui opere di Honoré de Balzac e André Theuriet.

Viene ammessa alla Società degli Acquarellisti e alla Società degli Artisti francesi.

Sposata con il pittore Georges Charles Albert Goepp, ha da lui il figlio Albert.

Muore a Neuilly-sur-Seine nel 1903, all’età di 34 anni.

Vari i soggetti dei suoi dipinti, anche se dominano i ritratti. La morte precoce ha bloccato lo sviluppo e la maturazione della sua capacità artistica.

Arte al femminile (494)

Esplorando ancora il mondo delle fotografe…

Imogen Cunningham nasce nel 1883 a Portland (Oregon).

All’età di 18 anni compra la prima fotocamera e capisce che avrebbe fatto la fotografa. Scatta incurante inizialmente del soggetto, sia persona o fiore.

Nel 1903 frequenta l’Università di Washington a Seattle e intraprende un percorso di specializzazione scientifica.

Lavora come segretaria per pagare gli studi e scatta fotografie per il dipartimento di botanica. Scopre che la fotografia può essere arte, rappresentare stati d’animo e provocare emozioni. Il padre le costruisce una rudimentale camera oscura, dove Imogen trascorre ore sperimentando.

Nel 1907 si laurea in Chimica con una tesi su Modern processes of Photography.

Inizia a lavorare nello studio del fotografo Edward S.Curtis, noto per i ritratti degli indiani del Nord America.

Nel 1909 vince una borsa di studio per studiare chimica a Dresda (Germania) e decide di mettere la chimica al servizio della fotografia. Analizza il processo per incrementare la libertà di stampa, migliorare la resa della luminosità e produrre delle tonalità seppia.

Tornata a Seattle apre uno studio fotografico. I soggetti preferiti sono ritratti in ambienti domestici, per cui ottiene un discreto successo. Espone i suoi lavori nella sua città e diventa membro della Compagnia degli Artisti.

Nel 1913 pubblica Photography as a Profession for Women, per dare indicazioni alle donne su come diventare fotografe autonome, dal momento che in questo periodo la fotografia viene considerata cosa da uomini.

Nel 1914 espone a Brooklyn.

Nel 1915 si sposa con Roi Partridge, da cui ha il figlio Gryffyd.

Chiuso lo studio, con la famiglia si trasferisce a Oakland, in California, dove nascono i gemelli Rondal e Padraic. Continua a fare fotografie, soprattutto dei suoi figli e delle piante del suo giardino. Vuole trasmettere la perfezione delle forme della natura e dei suoi incredibili dettagli.

Si interessa sempre di più di fotografia botanica. Tra il 1923 e il 1925 per esempio studia il fiore della magnolia in ogni dettaglio. Continua a esporre.

In Germania conosce la danzatrice Martha Graham, che ritrae, evidenziando la sensualità del movimento, le forme scultoree e i giochi di luce e ombre. Gli scatti vengono pubblicati su Vanity Fair e da qui inizia la collaborazione con la rivista.

Nel 1934 divorzia dal marito e la sua carriera subisce una svolta, ottenendo maggiore riconoscimento.

Negli anni ’40 si dedica alla fotografia a colori. Le sue foto sono intense, intime.

Durante la seconda guerra mondiale vende la casa di Oakland e utilizza lo studio di un amico a San Francisco, città dove si stabilisce dal 1947.

Nel 1973, la San Francisco Commission Art la proclama “Artista dell’anno” e sue foto sono esposte al Metropolitan Museum of Art di New York.

Nel 1975 avvia l’Imogen Cunningham Trust, per conservare e promuovere i suoi lavori.

Muore a San Francisco nel 1976.

Arte al femminile (493)

Altra grande fotografa, che si aggiunge a quante in precedenza ricordate: Margaret Bourke-White!

Al Museo di Roma, in Trastevere, sino al 30 aprile, è stata presentata una retrospettiva che ha documentato, attraverso oltre 100 immagini, la visione e la vita controcorrente di questa figura, tra le più rappresentative del fotogiornalismo.

Margaret nasce nel Bronx (New York) nel 1904. Il padre Joseph White è un inventore e naturalista, per cui la figlia si avvia agli studi di biologia presso la Columbia University. Segue però, mentre è al college, alcuni corsi di fotografia. Cambia diverse università, sino a laurearsi nel 1927. Nel frattempo, nel 1925, si è sposata con Everett Chapman, da cui divorzia due anni dopo.

Nel 1927 inizia a fare della fotografia il proprio interesse principale. Scatta fotografie industriali per lavoro.

A Cleveland, nell’Ohio, ha numerosi clienti, tra cui le acciaierie Otis, che le danno notorietà, perché le sue foto di altiforni e  delle architetture industriali hanno grande valore artistico.

“Per scattare sale sui cornicioni dei grattacieli più alti, sorvola città, si spinge nelle zone più pericolose degli stabilimenti. La sua ostinazione e ambizione infatti non la fermano davanti alle alte temperature delle fusioni, alla ricerca di nuove soluzioni tecniche fotografiche, né la allontanano da lunghe ore di lavoro in ambienti malsani. Le sue immagini presto iniziano non solo ad arricchire di documenti fotografici gli archivi industriali e il suo portafogli, ma anche i servizi delle riviste illustrate e le pagine pubblicitarie.”(da enciclopedia delle donne.it)

Nel 1929 conosce il caporedattore del Time, che la coinvolge nella fondazione di una nuova rivista illustrata, Fortune.

Durante la grande depressione, che sconvolge la vita degli americani, Margaret viaggia per fotografare la realtà degli Stati Uniti, soprattutto di quelli del sud. Dalla sua documentazione nasce il libro You have seen their faces.

Oltre a collaborare con Fortune, lavora in un proprio studio, accettando varie commissioni.

Nel 1936 il primo numero della rivista Life ha una sua foto in copertina, quella della diga di Fort Peck, nel Montana, appena terminata.

Inizia una stretta collaborazione con questa rivista, il che la porta a fare reportages sulla seconda guerra mondiale, sull’assedio di Mosca, sulla guerra in Corea, sulle rivolte sudafricane.

Crede nella missione del fotogiornalismo afferma: “sono fermamente convinta che il fascismo non avrebbe preso il potere in Europa se ci fosse una stampa veramente libera che potesse informare la gente invece di ingannarla con false promesse” (osservazione sempre attuale…).

Sposa lo scrittore Erskine Caldwell, con cui si reca in Russia nel 1941, durante l’invasione nazista, unica fotografa straniera a Mosca.

Scatta il primo ritratto ufficiale di Stalin e nel 1943 documenta i bombardamenti dei caccia americani contro l’esercito tedesco.

La troviamo poi in Italia, al seguito dell’esercito americano, nella zona della cosiddetta linea gotica, a Loiano e Livergnano nell’Appennino Emiliano.

Entra nel campo di sterminio di Buchenwald il giorno dopo la liberazione dei prigionieri, scattando senza guardare, di fronte a tanto strazio e fa parte del gruppo che scopre il campo di Erla.

Supera ogni sorta di disavventure e contrattempi con coraggio e determinazione, diventando una specie di leggenda.

Nel 1947 è in Pakistan e in India, dove ci sono forti tensioni. Intervista e fotografa Gandhi poche ore prima che venga ucciso.

Nel 1950 è in Sud Africa, descrivendo l’apartheid e scendendo sottoterra per documentare il lavoro dei minatori.

Nel 1953 le viene diagnosticata la malattia di Parkinson. Nel 1959 si sottopone a un intervento chirurgico al cervello che viene documentato sui giornali.

Non potendo continuare l’attività di fotografa, inizia a scrivere e l’autobiografia Il mio ritratto, pubblicata nel 1963, diventa subito un bestseller.

Muore nel 1971 a 67 anni.