L’amica Ivana mi ha indicato questo libro, che ho letteralmente “divorato”!
Prendendo spunto da una fotografia di famiglia, che ritrae una donna vestita da uomo, la Dones avvia una ricerca sulle tradizioni popolari albanesi, da cui scaturisce questa originalissima e sofferta storia. Avvincente la narrazione, così come toccante è il vissuto della protagonista, il cui animo viene presentato con tutte le complicazioni, le tensioni, i tormenti che lo caratterizzano. La trama si collega alle ancestrali leggi del Kanun, vigenti soprattutto nei paesi a nord dell’Albania e in Kosovo. La scrittura è chiara ed espressiva, il che è particolarmente meritorio, in quanto l’autrice, di madre lingua albanese, ha scelto di scrivere direttamente in italiano.
Trama: Hana Doda abbandona gli studi universitari di Letteratura, che ha da poco iniziato all’Università di Tirana, piena di curiosità e di entusiasmo, per tornare a vivere nel suo paese di origine, sulle montagne del Nord dell’Albania. Lo zio, che l’ha cresciuta dopo la morte dei genitori e che adesso è vedovo e gravemente malato ha bisogno delle sue cure. Hana si rifiuta di accettare il matrimonio combinato che permetterebbe allo zio di morire in pace, ma che costringerebbe lei a rinunciare alla propria indipendenza. Pensa che l’unico modo per risolvere i suoi problemi sia diventare una “vergine giurata”: una di quelle donne, cioè, che a un certo punto della propria vita decidono di farsi uomini e di rinnegare la propria femminilità. Si tratta di un atto d’amore e di gratitudine, che assume i tratti di uno spaventoso olocausto di sé. Lo zio è fiero di lei, l’onore della famiglia è salvo e lui è finalmente libero di arrendersi alla malattia che lo divora. “Non correre non far rumore non pensare. Nessuna fretta. Non più. C’è tutto il tempo di questo mondo, nessuno ti aspetta, non devi più preoccuparti della morbidezza dei tuoi capelli…” Nella cupa solitudine delle montagne Hana, divenuta per tutti Mark, si abbruttisce e si imbruttisce per sopravvivere alla fatica, al freddo, allo sconforto, finché la cugina Lila, emigrata tanti anni prima negli Stati Uniti, non riesce a convincerla a infrangere il giuramento per raggiungerla negli USA. Qui Hana riesce con grande sforzo – grazie al sostegno della cugina e della sua famiglia, ma soprattutto alla propria tenacia – a trovare la consapevolezza di sé e del proprio corpo mortificato, e ad accettare l’amore di un uomo che la aiuta ad appropriarsi di una femminilità rinnegata. “Lei lo guarda dritto negli occhi e gli risponde pacata, senza temere di suonare enfatica. Il suo gesto ha dato onore a Gjergj Doda, l’ha fatto vivere un paio di mesi in più. Se l’avesse concessa in sposa, Gjergj sarebbe morto triste, avrebbe saputo di aver fatto qualcosa che Hana odiava. E se lei avesse disobbedito, Gjergj Doda avrebbe perso la faccia di fronte ai monti. Con Hana fattasi uomo, Gjergj era morto pieno di sconfinato orgoglio.”
“E di nuovo, immensa
sconfinata, ricomincerà
la vita, senza occhi, senza parole,
senza pensiero.”
Le leggi del Kanun sono servite per più di cinquecento anni come codice ancestrale riguardante il comportamento sociale e l’amministrazione delle proprietà dei clan dell’Albania del Nord e del Kosovo. Nel Kanun si riconosce un particolare diritto alla donna (diventato ormai desueto), cioè quello di proclamarsi uomo. La “vergine giurata” nasce da un bisogno sociale. Secondo il Kanun, se i patriarchi della famiglia muoiono e la famiglia rimane senza un erede maschio, la donna non sposata della famiglia può scegliere di diventare capo famiglia, a pesanti condizioni, ossia facendo un giuramento di verginità e accettando il ruolo di maschio a tutti gli effetti. La donna che fa questa scelta pronuncia uno speciale giuramento (da ciò il suo nome) in occasione di una cerimonia sacrale, nella quale garantisce il proprio stato di verginità davanti ai dodici uomini più importanti del villaggio. Dopo il giuramento, la donna assume un comportamento maschile, prende un nome da uomo, si arma, fuma, beve e mangia con gli uomini laddove alle donne non è permesso. Inoltre acquisisce il diritto di vendere, comprare e gestire proprietà, può partecipare alla guerra e alle vendette tra i clan. Vergini giurate si possono ancora trovare in alcuni villaggi dell’Albania.
“Solo un uomo può essere capofamiglia. Può essere libero di andare dove vuole, di comandare, di comprare terra, di difendersi, di attaccare se necessario, di ammazzare e farsi ammazzare. All’uomo sono concesse la libertà e la gloria, oltre al dovere. Alla donna non resta che l’obbedienza. E lei con l’obbedienza aveva qualche problema, tutto qua”.
Elvira Dones nasce a Durazzo nel 1960. È una scrittrice, giornalista e sceneggiatrice albanese. Attualmente vive negli Stati Uniti, dopo aver trascorso molti anni in Svizzera.
Il romanzo è stato trasposto in film da Laura Bispuri, che l’ha presentato al Festival del cinema di Berlino del 2015.