Ancora una bella storia della scrittrice Pariani…
La valle delle donne lupo è un bellissimo romanzo in cui giganteggia la figura di Fenisia, detta “la stria, la pela morti, la lupa” per il suo essere diversa rispetto a un mondo chiuso in cui ci si aspetta da una donna che sappia “Vivere da morta. Patire da muta. Obbedire da cieca. Amare da vergine.”
Una ricercatrice vuole conoscere la vita che si faceva una volta nelle valli di montagna e si reca nel Paese Piccolo, un paesino isolato tra i monti del Piemonte, per intervistare la Fenisia, unica abitante rimasta e unica memoria vivente di tanti episodi legati alla sua valle. Fenisia è nata nel 1928, “ il lavoro della sua famiglia è sempre stato quello dei sotterra morti”. Dai ricordi di Fenisia, accanto alla propria vicenda personale, emergono figure femminili con una propria tragica grandezza: la madre Ghitìn, morta di tisi, la nonna Malvina, esperta di erbe medicinali, la bionda cugina Grisa, bella e sfortunata, rinchiusa in manicomio per essersi ribellata a un padre violento, la zia Teresia, suicidatasi, dopo molti parti finiti con la morte prematura delle neonate, tutte chiamate Tilde, in ricordo della prima figlia perduta… «Agli uomini il sudore e alle donne il dolore», la vita in montagna è durissima per le donne. Fenisia inizia a lavorare prestissimo, viene mandata a fare la mondina e a servire in un’osteria. Per aver difeso la cuginetta Grisa dalla violenza del padre viene internata per quattro anni in un istituto di correzione. Tornata in paese si stabilisce dalla nonna e diventa una “sanatrice”. Dopo un matrimonio che è una fregatura, riprende il lavoro del padre. Diventa per tutti una balenga, ossia una delle donne diverse e come tali emarginate e osteggiate dagli abitanti della valle.
Vicino al paese c’è il prato “delle balenghe”, ossia la terra sconsacrata ai margini di un orrido dove sono sepolte le donne che in qualche modo non hanno rispettato le tacite regole sociali della montagna, quelle di un potere patriarcale duro e ottuso. Le donne lupo sono secondo Fenisia quelle capaci di “affrontare a viso aperto il grave del mondo. Che non sopportano la stoppa che rimpinza di gonfio il fantoccione cascante del quieto vivere”.
La vicenda copre un arco di tempo che va dal 1928 al 2007 e gli eventi che hanno sconvolto l’Italia in quegli anni sono rivissuti solo per le conseguenze che hanno avuto sulle famiglie della valle.
Un libro emozionante, particolare, interessante anche per la scelta del linguaggio, che usa diversi registri e termini dialettali.
Laura Pariani nasce a Busto Arsizio nel 1951. Trascorre l’infanzia a Magnago, in un ambiente contadino. Nel 1966 compie con la madre un viaggio in Argentina, alla ricerca del nonno, partito 40 anni prima per motivi politici e mai più tornato. Questa esperienza la segna profondamente. Si laurea in filosofia alla Statale di Milano. Negli anni ’70 lavora nel campo della pittura, del fumetto, del teatro. Negli anni ’80 e ’90 si dedica all’insegnamento. Comincia a impegnarsi nella narrativa nel 1993, pubblicando Di corno e d’oro. Ha scritto svariati romanzi e ha vinto alcuni dei più prestigiosi premi letterari, tra cui più volte il Premio Selezione Campiello. Disegna, e scrive per il teatro: alcuni dei suoi testi teatrali (Suor Transito, 2006; La voladora, 2007; Senza mai levar la schiena, 2008) sono rappresentati anche all’estero. È tradotta nei principali paesi stranieri.