A metà dell’’800 negli Stati Uniti convivono due mondi destinati a scontrarsi in una sanguinosa guerra civile. Il Nord è ricco di manodopera, costituita soprattutto da immigrati, con una potente industria, una borghesia intraprendente e un efficace sistema di trasporto. Il Sud ha una società rurale conservatrice, con un’oligarchia terriera dedita alla produzione di cotone, tabacco e canna da zucchero, un sistema di produzione schiavista e razzista. La guerra mette in difficoltà anche gli artisti, che a volte si rifugiano in un ideale mondo domestico, come fa Lilly Martin Spencer.
Lilly Martin Spencer nasce nel 1822 a Exeter, in Inghilterra, da genitori di origine francese: Gilles Marie Martin e Angelique Perrine Le Petit. Nel 1830, quando Lilly ha 8 anni, la sua famiglia emigra a New York. Dopo 3 anni i Martin si trasferiscono a Marietta, nello Ohio. Lilly viene educata dai genitori e fa i primi passi in campo artistico facendo “ritratti di tutta la famiglia, in realistiche posture caratteristiche, in modo veritiero..” sulle pareti di casa. Invece di essere sgridata, Lilly è incoraggiata nel suo amore per l’arte dai genitori. La madre è di tendenze progressiste e crede nel progresso femminile, tanto da seguire con attenzione lo sviluppo educativo della figlia. Lilly attira l’attenzione di artisti locali, che l’aiutano a migliorare le competenze tecniche, come la Bosworth, ritrattista e pittrice di paesaggi, e Charles Sullivan. La prima mostra dei lavori di Lily si ha nel 1841, presso la canonica della chiesa, attirando l’attenzione di Nicholas Longworth, politico benefattore di molti artisti. Questi dichiara: “… un nuovo genio è sorto a Marietta o meglio nel raggio di cinque miglia da esso, in una casa colonica, con le sembianze di una ragazza francese di 17 o 18 anni di età. Ha già dipinto un gran numero d’immagini. È del tutto autodidatta, eccelle nei disegni e nei ritratti”. Egli si offre di aiutarla economicamente, ma le consiglia di non fare altre mostre, in attesa di migliorare la sua formazione. Ignorando tale suggerimento, Lilly nell’autunno del 1841 espone a una mostra a Cincinnati. Qui si ferma 7 anni, per studiare e imparare nuove tecniche. Inizia un periodo particolarmente fruttuoso per la sua carriera. Si sposta poi a New York e da qui nel New Jersey. Longworth, che non ha smesso di interessarsi ai suoi lavori, le offre un viaggio in Europa, ma Lilly rifiuta e preferisce ricevere aiuto da artisti locali.
Durante la permanenza a Cincinnati, nel 1844 (a 22 anni), sposa Benjamin Rush Spencer, un inglese impiegato nel settore della sartoria. Il marito abbandona la propria attività, per aiutare la moglie e permetterle di dedicarsi alla pittura come professionista. Lilly ha 13 figli, 7 dei quali raggiungono l’età matura. La famiglia si trasferisce a New York nel 1848, dove Lilly ha molte commissioni per rappresentazioni di scene domestiche. I suoi quadri emanano entusiasmo e felicità. Nonostante la fama, i profitti rimangono bassi. Una volta trasferitasi a Newark, nel New Jersey, nel 1858, si dedica con il marito all’allevamento di polli e alla coltivazione di verdure. Nel corso degli anni ’60 la guerra civile cambia le prospettive dell’artista. I suoi quadri diventano più riflessivi e includono temi patriottici. Durante l’inverno del 1879-1880 la famiglia si trasferisce di nuovo in una zona di campagna nei pressi di New York. I suoi dipinti riflettono questo cambiamento ambientale, con scene di vita agricola e paesaggi agresti. Alla fine della guerra civile le classi benestanti preferiscono le opere provenienti dall’Europa piuttosto che i quadri degli artisti locali. La precaria situazione finanziaria di Lilly si aggrava con la morte del marito nel 1890. Si trasferisce in una fattoria in una località più isolata e paga spesso i servizi di cui ha bisogno con i suoi quadri. Lavora sino alla morte nel 1902.
I dipinti di Lilly raffigurano scene domestiche, spesso idealizzate, con bambini sorridenti, casalinghe felici, attente alle regole del galateo. I colori sono brillanti e nitidi, con pennellate più secche e più libere soprattutto nelle ultime opere.