Arte al femminile (234)

La scultura è solo in apparenza un ambito che privilegia gli uomini (anche per quanto riguarda lo sforzo fisico della creazione), come dimostrano originali lavori di scultrici, che lasciano trapelare una sensibilità tipica delle donne.

Adelaide Maraini Pandiani nasce a Milano nel 1836 in una famiglia di scultori: il padre Giovanni, gli zii Innocente e Agostino, il cugino Costantino sono tutti scultori. La madre è Marianna de Gasperis. Adelaide apprende i primi rudimenti della scultura dal padre, in seguito segue i corsi dell’Accademia di Firenze di Giovanni Duprè. Nel 1862, a 26 anni, sposa il ricco industriale e finanziere di Lugano Clemente Maraini, da cui ha due figli, Clemente e Adelaide. Prende la cittadinanza svizzera, ma con la famiglia si trasferisce a Roma, dove frequenta l’ambiente artistico-culturale del tempo e anima uno dei più attivi circoli culturali della capitale. Si reca spesso, specialmente durante l’estate, nella villa di Lugano, una splendida villa in stile pompeiano, dove conserva diverse sue opere. Dagli scarni dati biografici risulta che Adelaide sia stata particolarmente attiva tra il 1870 e il 1900. La sua arte è caratterizzata da un modellato elegante d’impostazione accademica, ma con ispirazione tardo-romantica. Espone a Parigi nel 1867 e 1878, a Brera nel 1881 e 1891, a Lugano nel 1891 e nel 1913. La sua opera più famosa, la scultura Saffo, è conservata nel Museo d’arte Moderna di Roma. I busti di Romeo e Giulietta, di marmo bianco di Carrara, firmati e datati 1876, si conservano attualmente presso il Museo Storico della città di Lugano, nella Casa Cattaneo a Castagnola. La statua della Sposa dei cantici (1882) orna il pianerottolo superiore dello scalone nobile del Palazzo Civico di Lugano. Nel Cimitero di Firenze si può ammirare la sua Giovinezza. Muore a Roma nel 1917.

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Arte al femminile (233)

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Pavia entra a far parte del Regno di Sardegna (futuro Regno d’Italia) nel 1859. La città è apparentemente tranquilla e regolata, ma l’ambiente è più complesso di quanto appaia: prostitute e contrabbandieri sono numerosi. Ci sono comunque un’importante Università, una delle più antiche del mondo (fondata nel 1361) e un vivace ambiente artistico-culturale. Nel 1842 è istituita la Civica Scuola di Pittura, grazie al lascito del letterato, filoso e critico Sacchi. Viene chiamato a dirigerla Giacomo Trécourt, giovane pittore bergamasco di robusta preparazione e di ampi orizzonti culturali, che assicura alla Scuola l’apertura alle novità pittoriche del tempo. L’efficacia dell’istituzione si conferma anche con i successori del Trécourt e molti artisti di valore si formano in questa scuola. Nel 1934 ogni attività didattica viene sospesa per intervento del Podestà cittadino. Tra il 1950 e il 1954 il Comune cerca di riaprirla, ma è il generoso gesto della pittrice Lina Sannazzaro a risolvere la questione, con il proprio lascito.

Lina Marabelli Sannazzaro nasce a Genova nel 1878, figlia del colonnello Achille. Tra il 1894 e il 1897 frequenta a Nizza l’Ecole Nationale d’Art Décoratif. Ne esce con una medaglia d’oro. Sposa lo scultore Alfonso Marabelli, con cui si trasferisce a Pavia, città cui si lega molto: vivono in una casa-studio da loro interamente progettata. Il marito si dedica alle sculture celebrative e funerarie. I dipinti di Lina si concentrano invece sulle figure femminili: donne forti, sicure, orgogliose del proprio corpo. La rappresentazione del corpo femminile emerge da fondali scuri oppure è in paesaggi assolati, dove la presenza umana quasi si annulla. Attenta all’introspezione psicologica dei suoi personaggi, si dedica anche a ritratti e autoritratti di taglio tradizionale. Si presenta a importanti mostre, dove ottiene giudizi positivi.

Muore a Pavia nel 1960. Lascia la casa, insieme a una ricchissima collezione di gessi e dipinti, al comune di Pavia, perché vi ospiti un’accademia d’arte. L’edificio è oggi sede della Civica Scuola di Arti Visive Marabelli.

I Civici Musei di Pavia possiedono una ricca collezione di opere dei due artisti.

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Arte al femminile (232)

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Con un plebiscito nel 1861 viene deposto l’ultimo granduca e la Toscana viene annessa al neocostituito Regno d’Italia. Firenze subentra a Torino come capitale d’Italia nel 1865 e tale ruolo verrà trasferito a Roma sei anni dopo. Nel 1895 si verifica un terremoto che causa danni a numerosi edifici, soprattutto chiese, e porta a una risistemazione urbanistica della città. Nell’’800 la popolazione raddoppia e triplica nel ‘900: la comunità straniera arriva a rappresentare un quarto della popolazione. Molti gli intellettuali e gli appassionati d’arte nella comunità straniera: alcuni magnati, soprattutto inglesi, lasciano in eredità alla città ville con le loro eclettiche collezioni d’arte, che oggi sono musei, come il Museo Horne, il Museo Stibbert, la Villa La Pietra, per citarne alcuni.

Numerosi gli studi di artisti e l’ambiente è stimolante anche per le pittrici.

Ada Mangilli Francesetti di Mezzenile nasce a Firenze nel 1863. Studia con il professore Amos Cassioli ( eccellente ritrattista e pittore di soggetti storici) ed esordisce giovanissima, esponendo con successo in Italia e all’estero. Dipinge principalmente piccole tele a olio, alcune delle quali sono vendute nei Paesi Bassi dal mercante d’arte Hohlender. Raffigura scene che s’ispirano ai mosaici pompeiani, come “Una baccante”, premiato con medaglia d’oro a Ferrara, nella cui Pinacoteca è ancora collocata. Altra medaglia d’oro vince in un concorso a Firenze. Sue personali a Vienna e a Londra sono accolte con interesse e giudizi positivi. Si dedica anche alla pittura di genere e di carattere religioso. Nel 1885 sposa Emanuele Roberto Vincenzo Francesetti conte di Mezzenile, capitano di fanteria, da cui ha due figli: Massimiliano e Antonio. Il Castello di Mezzenile (in provincia di Torino), viene frequentato dalla famiglia.

Vive e lavora per anni presso la Villa Alle Querce di Firenze.

Sconosciuti la data e il luogo del decesso.

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Arte al femminile (231)

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Nel 1848 a Palermo scoppia una ribellione contro i Borboni, che controllano la Sicilia: si forma un governo provvisorio e la Sicilia è nominata “regno vacante”, in una prospettiva federalista con gli altri stati italiani. Nel 1849 tornano al potere i Borboni, favoriti dai dissidi interni al governo rivoluzionario. Nel 1860 scoppia un’altra rivolta. L’insurrezione del 4 aprile viene soffocata nel sangue, ma dopo due mesi Garibaldi irrompe con il suo esercito e sconfigge i Borboni nella battaglia del Ponte dell’Ammiraglio, accolto dalla folla in festa. Palermo e la Sicilia entrano così a far parte del Regno d’Italia. I fermenti di cambiamento percorrono soprattutto la borghesia imprenditoriale, mentre la nobiltà vive per lo più in un proprio “mondo”, isolato dal contesto.

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Francesca Gambacorta Magliani nasce a Palermo nel 1845 da nobile famiglia. Studia pittura nella città natale, poi si perfeziona a Firenze. Qui conosce e sposa Agostino Magliani, che avrà una brillante carriera politica, diventando senatore del Regno d’Italia, più volte Ministro delle Finanze e del Tesoro dal 1878 al 1888.

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Inizia la sua carriera artistica dipingendo molte copie di antichi maestri, scene di genere, ritratti e pastelli, in modo tale da riscuotere elogi e incoraggiamenti, nonché importanti commissioni. Viene chiamata a corte come ritrattista ed è autrice dei ritratti a grandezza naturale di re Umberto di Savoia e della Regina Margherita, attualmente conservati nella collezione dei dipinti del Castello Reale di Sarre (Valle d’Aosta). Il suo ritratto della principessa Elena di Savoia si trova invece nel palazzo del Quirinale a Roma.

Oltre che valente pittrice, Francesca esercita grande influenza sul marito, diventa brillante rappresentante dell’alta società romana e anima uno dei salotti più eleganti della capitale. Raffinata ed elegante, ha uno stile pittorico accurato e attento ai particolari.

Incerti il luogo e la data della morte.

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Arte al femminile (230)

Giulia Hoffmann Tedesco nasce a Würzburg in Baviera nel 1843: il padre Franz è filosofo e professore universitario. Intraprende gli studi artistici dapprima a Monaco poi a Parigi. Nel 1870, alla fine della guerra franco-prussiana, in cui perde l’unico fratello, giunge a Firenze. Qui frequenta l’ambiente artistico e cosmopolita, che ha il proprio centro nel salotto della scrittrice tedesca Ludmilla Assing. Conosce il pittore lucano Michele Tedesco, che sposa nel 1873 a 30 anni.

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Giulia influenza anche l’opera del marito, dandogli modo di confrontarsi con la scena artistica e culturale tedesca. I due pittori proseguono l’attività senza prevaricazioni di genere, cosa ben rara all’epoca, e si interessano ai principali movimenti artistici del tempo. La coppia si trasferisce prima a Roma, poi a Napoli e infine a Portici (presso Napoli), dove risiede per molti anni. Giulia prende parte a numerose mostre nazionali e internazionali, a Napoli, Torino, Milano, Roma, Firenze, Londra, Parigi, Monaco di Baviera, San Pietroburgo. Alcuni dipinti sono acquistati nel 1884 dalla provincia di Napoli, mentre altri entrano nella collezione del Banco di Napoli nel 1911. Il suo autoritratto è nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

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Utilizza sia i colori a olio che i pastelli e sceglie scene di genere, ritratti, paesaggi e composizioni floreali.

Muore a Napoli probabilmente nel 1919, a 76 anni, ma la data non è certa.

Nel 2012 si è tenuta a Potenza una mostra delle opere dei due artisti.

Nel 2013 si è svolta in Germania una conferenza dedicata ai due pittori. Significativo il fatto che in entrambi gli eventi il titolo della locandina facesse riferimento soprattutto al marito…

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Arte al femminile (229)

Due artiste nate nello stesso anno, in contesti diversi…

Il Piemonte è la regione che ha durante l’Ottocento la presenza della corte. L’unità d’Italia e lo spostamento della capitale a Roma nulla tolgono al prestigio della città, che conserva una propria vivacità culturale. In pittura vi sono scuole importanti e molte iniziative espositive.

Eugenia Grassis Rossi nasce a Torino nel 1872. Si forma nel contesto dell’Accademia Albertina. Svolge un’intensa attività espositiva dal 1895 al 1925. Pittrice esperta nella tecnica dell’acquarello e dell’olio, si dedica soprattutto ai paesaggi e alle nature morte. Muore a Torino nel 1952, a 80 anni.

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La fine dell’Ottocento vede Verona gravemente colpita dalla grande alluvione del settembre 1882, che cambia in parte la fisionomia d’interi quartieri. Sulla città si abbatte anche una crisi economica che provoca un’ondata di emigrazione, che si protrae sino alla prima guerra mondiale. In campo artistico l’Accademia veronese si distingue in questo periodo per particolare vivacità, grazie al potenziamento dell’istituzione, reso possibile dal generoso lascito del conte Paolo Brenzoni. Dopo un concorso nazionale viene chiamato a dirigere la scuola e ad insegnarvi pittura Napoleone Nani, pittore veneziano di tendenza verista, che porta a Verona l’esperienza didattica dell’Accademia di Venezia, allora riformata e vivacissima.

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Gisella Groppo Weingrill nasce nel 1872 a Verona da Luigi Groppo, farmacista, e da Annunciata Cassarini Peroline. Si forma presso l’Accademia Cignaroli. Suoi temi prediletti sono la maternità e l’infanzia. Nel 1893 espone alla Mostra Nazionale di Verona e poi in altri contesti. Si dedica anche all’arte sacra e al concorso d’Arte Sacra del 1902 a Firenze si segnala la sua Madonna delle rose. Viene apprezzata anche come ritrattista. Sposa Gaetano Arturo Weingrill da cui ha un figlio, Zeno. Trascorre parecchi anni a Pinerolo (Piemonte). Muore nel 1967 a Verona all’età di 95 anni.

Sue opere si trovano presso il Museo Miniscalchi-Erizzo di Verona, che le ha dedicato una personale nel 1993.

Arte al femminile (228)

Ci sono luoghi in Italia, che vengono scoperti dagli artisti, come Varese e dintorni, che appassionano la pittrice piemontese Teresa Grassi.

Teresa Grassi nasce a Pinerolo (Piemonte) nel 1878.

Oltre che artista in prima persona, Teresa si dedica attivamente all’associazionismo artistico femminile, organizzato a Milano e a Varese.

Molto affezionata al territorio varesino, chiede di essere seppellita in questa zona. Negli ultimi anni della sua vita prende particolarmente a cuore il destino dei suoi quadri, che tiene appesi anche a casa sua. 100 opere vanno ai fratelli Prevosti, (architetti che gestiscono una bottega di mobili di pregio, che diventa galleria d’arte) che le doneranno poi al Comune di Varese. A Varese Teresa si stabilisce dal 1923 e frequenta assiduamente la casa dei Prevosti.

“Fra gli oggetti personali più cari alla pittrice Teresa Grassi e a noi pervenuti, i quadri, come naturale, sono la maggior parte – dicono Franco e Giorgio Prevosti – il grande Paesaggio Verde del 1923 esposto a una delle prime Internazionali dell’Acquarello a Milano, il quadro del Torrente in Val Chiusella la cui foto è apparsa sul Comanducci del 1931, ma anche il vaso barocco usato come portapennelli, le varie tavolozze, da studio e da esterni, i seggiolini, il cavalletto, i piccoli album di schizzi a matita o ad acquarello, il raffinato bastoncino poggiapolso con i terminali d’argento. Inoltre, sono tanti i piccoli bozzetti ad olio, su tavoletta o cartoncino, tutti “ricordi” di una vita dedicata all’arte, richiamanti luoghi, momenti o persone care al cuore dell’artista”.

Teresa passa gli ultimi anni nel Convitto “Principessa Felicita” per vedove e nubili sulle colline che dominano Torino e il Po.

Muore a Torino nel 1962.

“Poetessa del paesaggio”, così è definita la pittrice: appellativo legato al grande lirismo poetico delle sue rappresentazioni paesaggistiche. Specializzata soprattutto nella tecnica dell’acquerello, concentra la sua attenzione sui ritratti e soprattutto sui paesaggi naturali. Ha una produzione artistica feconda e intensa.

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Arte al femminile (227)

AMALIA GOLDMANN nasce a Trieste nel 1856 da Enrico e Carolina Norsa. Scarsissime sono le notizie sulla formazione di questa pittrice. Nonostante sin da bambina manifesti passione per le arti, osteggiata dai genitori, si dedica alla pittura solo dopo il matrimonio con l’ingegnere Beniamino Besso, avvenuto nel 1883 a Roma, dove si stabilisce. Il marito nasce da un’agiata famiglia ebraica di commercianti originari della Grecia. Nell’ultimo decennio dell’Ottocento, in seguito a una lunga malattia, Amalia trascorre un periodo di convalescenza nel Biellese, dove ha modo di conoscere il paesaggista Lorenzo Delleani, che l’avvia alla pittura. Rientrata a Roma, studia figura con Camillo Innocenti, dal quale apprende l’interesse per la descrizione della vita nei campi e per la resa dei costumi popolari. Nel 1905 Amalia partecipa alla Biennale di Venezia. Nel primo decennio del Novecento è presente alle mostre annuali allestite dalla Società amatori e cultori di belle arti di Roma. D’intonazione folkloristica è la Donna in costume popolare datata 1906 e conservata presso la Fondazione Besso, dove si trovano anche altre opere della pittrice: una Donna con fiori del 1903, un Paesaggio con fontana del 1905 e il Ritratto di Matizia Maroni Lumbroso, autrice di una breve biografia di Amalia (il dattiloscritto, senza data, si trova presso la stessa Fondazione). La Fondazione Besso, presso l’omonimo palazzo a Roma, nasce in seguito all’importante lascito di opere raccolte da Marco Besso, cognato di Amalia. Vanno ricordati anche i dipinti segnalati da Tutino (giornalista e scrittore) esposti nel 1906 in una non meglio specificata mostra a Milano. Sempre Tutino ricorda alcuni ritratti eseguiti dall’artista, esposti a Monaco di Baviera nella mostra al Palazzo di Vetro del 1907, ed evidenzia le influenze sul suo lavoro dei pittori francesi. Rimasta vedova, dal 1908 Amalia effettua molti viaggi nelle principali capitali d’Europa, negli Stati Uniti, in Egitto, in Palestina, in Giappone. A Tokio si ferma a lungo per studiare i procedimenti tecnici dell’arte decorativa giapponese: prende lezioni da uno dei migliori artisti del tempo e si perfeziona nello studio dei fiori. Le opere realizzate nel corso di questi spostamenti vengono riunite in un’ esposizione personale allestita nel 1914 a Londra. Alla Secessione romana del 1915 tenutasi al Palazzo delle Esposizioni Amalia presenta tre opere in cui si manifesta l’attenzione verso la pittura impressionista. Durante la prima guerra mondiale l’attività artistica ed espositiva di Amalia lascia il posto, quasi completamente, alle opere di assistenza. Fa parte del Comitato di organizzazione civile e, come vicepresidente del Consiglio nazionale della donna italiana, dà vita nel 1916 ai Fasci femminili. Con tale ruolo si reca nel 1918, dopo la fine della guerra, in Istria e Dalmazia, dove rimane per circa un anno. Nel 1919 prende parte alla Mostra del grigio verde allestita a Napoli. Tornata a Roma si dedica con sempre maggiore impegno ad attività caritative: lavora per il sostegno della Pro Infantia e presiede l’Unione politica fra le donne italiane. Continua a dipingere restando tuttavia lontana dalle principali esposizioni nazionali. Amalia muore a Roma nel 1929 a 73 anni.

Appare impegnata nelle stesse ricerche plastiche e figurative degli artisti suoi contemporanei, ma anche di lei rimane solo qualche lieve traccia…

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Arte al femminile (226)

Milano, Venezia, Torino e Firenze sono centri importanti per l’arte italiana dell’Ottocento. Troviamo intensa attività espositiva anche a Genova e Napoli.

Federica Gervasoni Giuliano (Fanny) nasce a Quinto al Mare (Genova) nel 1838. Il padre è funzionario pubblico. Prima allieva e poi moglie di Bartolomeo Giuliano, inizia un’intensa attività come pittrice. Ha due figli: Nicolò e Giulia. Con il marito vive per anni a Milano, avendo questi ottenuto la cattedra di Disegno di Figura all’Accademia di Brera. Federica partecipa dal 1859 al 1872 alle esposizioni di Milano, alle promotrici di Genova e Torino. I temi preferiti dei suoi quadri sono costumi popolari, scene di genere e di vita domestica. Propone anche vedute costiere della Liguria. Nel 1877 viene nominata accademico di merito alla Ligustica, classe di pittura. Muore a Quarto dei Mille nel 1915, a 77 anni.

Presso la galleria d’Arte Moderna di Milano si trova il quadro “Disinganno”, mentre nel Museo Civico di Genova si può ammirare la tela “Il ritorno dai lavori campestri”.

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Per le artiste delle regioni dell’italia meridionale vi sono forse minori opportunità. La città di riferimento è Napoli.

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In Puglia troviamo Rita Franco. Nasce a Lecce nel 1887 da Giuseppe Franco e Chiara Adelinda Doria, che hanno sei figli che si distinguono per doti artistiche. Rita vive a Gallipoli, poi a Napoli, dove studia presso il locale Istituto di Belle Arti e poi privatamente con il maestro Giuseppe Casciaro, da cui acquisisce la pratica dell’uso del pastello. Partecipa alla prima Esposizione internazionale femminile di Belle Arti di Torino tra il 1910 e il 1911 con 12 disegni a pastello. Negli anni seguenti presenta suoi lavori a Napoli, Lecce, Gallipoli. I paesaggi sono i temi preferiti. Nel 1926 la troviamo alla II Biennale di Lecce e viene notata anche alla III Biennale sempre a Lecce nel 1928. L’attività espositiva è intensa anche a Napoli. Muore a Napoli nel 1986. Suoi lavori si trovano in collezioni private.

Arte al femminile (225)

Il ritratto è uno dei più antichi generi pittorici che la storia dell’arte ci abbia tramandato, a testimoniare che da sempre l’uomo è animato da un profondo, fondamentale desiderio: affidare la propria immagine ad un dipinto per opporsi all’avanzare del tempo con la preservazione della memoria, costruire un altro sé dotato di vita propria, realizzare il sogno faustiano dell’immortalità, un inganno a metà tra verità ed illusione dal fascino sottile e vagamente inquietante.

In realtà il ritratto non è solo un genere pittorico, ma una rappresentazione della percezione che gli artisti di ogni epoca ebbero di sé e dell’uomo più in generale, ciascuno secondo il proprio tempo, la propria cultura e la propria storia.

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GAGGIOTTI RICHARDS EMMA nasce a Roma nel 1825. La famiglia prende stabile residenza a Roma nel 1848, per seguire le inclinazioni artistiche di Emma che entra come allieva nello studio di Tommaso Minardi, professore di disegno presso l’Accademia di San Luca, legato alla tradizione Neoclassica. Durante una permanenza ad Ancona, per seguire gli insegnamenti di Nicola Consorti, conosce un nobile inglese, Alfred Bate Richards, che sposa e con cui va a vivere a Londra. In Gran Bretagna si mette in luce come ritrattista negli ambienti aristocratici. Per la regina Vittoria replica un Autoritratto (che ha già esposto alla Royal Academy) e dipinge alcune figure allegoriche (Fede, Speranza, Carità, Amore di Dio). Esegue per Napoleone III Le quattro stagioni per il Castello di Fontainebleau e realizza un Ritratto a cavallo del futuro imperatore Guglielmo I di Prussia. Nel 1853 torna brevemente a Roma, dove dipinge un Ritratto della propria famiglia per donarlo a un amico. Negli anni seguenti risiede ad Ancona e quindi a Firenze. Durante un soggiorno a Berlino, nel 1855, ritrae il barone A. von Humboldt, esploratore e giornalista tedesco. Si distingue anche come autrice di soggetti sacri e mitologici. Muore a Velletri (Roma) nel 1912 a 87 anni.

I suoi quadri uniscono elementi classici e pensosità “moderna”.

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