La rivoluzione culturale dell’Ottocento e dei primi del Novecento si può maggiormente apprezzare se facciamo un passo indietro e ricordiamo alcune artiste meno note, ma significative, vissute tra ‘700 e ‘800, che hanno preparato il cambiamento e hanno aperto la strada all’ingresso delle donne nel mondo artistico in senso lato. Ovviamente le note biografiche relative a queste pittrici sono piuttosto scarne, ma rimangono i loro pregevoli lavori, sparsi in musei di tutto il mondo. Una caratteristica ricorrente è (come più volte rilevato), che queste donne vengono introdotte nell’ambiente artistico perché figlie di…mogli di…allieve di… Solo gli artisti inseriti nella Reale Accademia di Pittura e Scultura hanno l’opportunità esclusiva di mostrare le loro opere al Salon di Parigi, la più importante esposizione europea del periodo. Alle donne non è permessa l’iscrizione a tale Accademia: solo alla fine del ‘700 se ne possono accettare solo 4, dopo dura selezione. Ovviamente i legami familiari o le relazioni sociali con artisti uomini sono cruciali nel determinare le opportunità per le donne di formarsi ed inserirsi nel “sistema” dell’arte. Solo dopo la Rivoluzione francese il Salone viene aperto a tutti.
Marie Therese Reboul nasce nel 1728. È allieva e poi moglie del pittore Joseph- Marie Vien, personaggio importante, direttore dell’Accademia di Francia a Roma. Marie diventa membro dell’Ancienne Academie de Peinture di Parigi nel 1754: le sue opere sono apprezzate da personaggi importanti, come Caterina II di Russia, che ne acquista un considerevole numero, ora presente nel Museo Hermitage.Muore nel 1805.
I temi prediletti dei suoi dipinti sono nature morte, fiori, animali, che anticipano alcuni elementi stilistici dell’800. Su commissione dipinge ritratti, che si caratterizzano per la cura dei particolari e l’attenzione alle espressioni dei volti.
Le modalità stilistiche sono quelle del neoclassicismo: attenzione alla mitologia, al rigore delle forme, all’arte antica. La sua modernità si manifesta però nei quadri legati al “quotidiano”, in cui si dimostra libera da schemi e più “vera”.