Fragilità femminile

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Dio nella macchina da scrivere (ed. La Nave di Teseo) è la storia della poetessa Anne Sexton, scritta in prima persona, ma in realtà non è né un’autobiografia né una biografia, ma, come dice l’autrice nella parte finale “ Una riscrittura intima e libera dei suoi giorni” con fatti reali e altri frutto di fantasia. In copertina Anne giovane e bellissima, quando faceva la modella.

Un libro intenso, che lascia amarezza, perché struggente è la storia di questa donna. Inizia con un tentativo di suicidio e si conclude con la morte della protagonista a soli 46 anni. Anne è stata una poetessa molto nota nell’America del secondo Novecento. Nata in una famiglia benestante e rigida, si sposa giovanissima, ha due figlie, è bellissima, elegante, amata dal marito, ma combatte con un serio problema psichiatrico (disturbo bipolare) che un po’ alla volta le rende la vita insopportabile. Scritto come un diario, leggiamo giorni fatti di rapporti contraddittori con le figlie, di tensioni crescenti con il marito, di pillole, di drink, di sedute psicanalitiche, di lettere, di amori. C’è il tentativo di essere presente come madre e moglie e, nello stesso tempo, la difficoltà nel tenersi in equilibrio, il rifiuto degli stereotipi del tempo. Il marito l’ama, la detesta, la cerca e la picchia, in una spirale di amore, odio e riparazione, che Anne giustifica.

Anne inizia una terapia con uno psichiatra, il dottor O., che le suggerisce di scrivere, vedendo nella poesia una forma di cura. Anne inizia a scrivere e non si ferma più. Le parole fluiscono spontanee e la scrittura diventa la sua ragione di vita. La poesia invade tutto e un po’ alla volta Anne segue corsi, fa pubblicazioni, diventa apprezzata e famosa, ottiene premi, viene invitata un po’ ovunque, riceve incarichi d’insegnamento. Arriva anche il premio Pulitzer. Il suo interesse per la poesia va contro tutto e tutti, ma non la salva dall’inferno personale. Aumentano i farmaci e la dipendenza da essi, le crisi, i ricoveri, gli amanti, le insicurezze, gli incubi…Più diventa famosa e più tutto sempre distruggersi in lei e intorno a lei: le figlie sempre più distanti, il marito che la lascia, gli amici si allontanano, a parte alcuni fedelissimi, come l’amica Maxine, anche lei poetessa.

Ci si trova immersi in una mente affascinante e misteriosa, con una tale intensità rappresentativa, che riusciamo veramente a sentire presenti e vivi i sogni, gli incubi, i desideri, le dipendenze dall’alcol e dai farmaci, i sensi di colpa…

Un ritratto denso e toccante, che dimostra notevole potenza narrativa.

Dopo questa lettura viene voglia di leggere le poesie di Anne, per conoscere meglio questa poetessa, amante delle parole e per cui scrivere era ragione di vita, in bilico costante verso la morte. Una donna alla ricerca di se stessa, inquieta, insicura, bisognosa di amore e conferme, anticonformista, ribelle. Una vita che cerca un senso identitario. La scrittura è come messa a fuoco di se stessa, per cercare autenticità.

Libro sulla fragilità delle donne e non solo.

«Dal mio dottore parlando degli ultimi tempi. “Non so perché i miei stati emotivi oscillino così di continuo, o sono euforica o depressa e vicino alla morte, o terribilmente in preda ai miei sintomi. Io davvero non so se questo è solo un modo per difendermi da ciò che non capisco di me stessa.” Lui. “Questa oscillazione è il ritmo espressivo della sua vita Anne, diciamo che la sua energia per ora ha transitato per strade sbagliate, e anche se tutto questo è denso di significato è bene farci i conti, e rompere questo circolo vizioso, magari creando qualcosa che somigli di più a un vero rapporto d’amore per se stessa.” “Come è possibile?” chiedo io. “Ma lei in fondo l’ha già fatto Anne, la scrittura non è altro che questo.”» (pag.120)

 

Irene Di Caccamo è nata nel 1967 a Roma, dove vive. Nel 2011 ha pubblicato L’amore imperfetto, con cui ha vinto il premio Rapallo Carige Opera prima. Di professione fa la doppiatrice e la dialoghista.

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