Arte al femminile (600)

L’eclettismo caratterizza questa artista poco conosciuta. Anche il ricamo, considerato spesso quasi passatempo femminile, può diventare importante attività artistica

Maria Morino Savinio nasce a Roma nel 1899.

Sin da giovanissima si dedica all’attività del ricamo, ma inizia la carriera di attrice drammatica, che considera la propria professione ufficiale. Diplomata con Silvio D’Amico all’Accademia d’Arte Drammatica di Roma, nel 1923 segue Eleonora Duse nella sua tournée in America.

Entra nel Teatro d’Arte di Roma, dove conosce Alberto Savinio, pseudonimo di Andrea Francesco Alberto De Chirico, fratello del pittore Giorgio. I due si sposano nel 1926.

Con la compagnia di Luigi Pirandello gira per le capitali d’ Europa. A Parigi si stabilisce con il marito per un certo periodo.

Incomincia a comporre “quadri in lana” e realizza il suo primo ricamo su tela, da un disegno realizzato dal cognato Giorgio De Chirico. Di li a poco avrebbe riprodotto in arazzo il primo dipinto del marito: L‘Idillio marino (1927), la cui traccia è disegnata sulla tela da Savinio stesso: quando l’opera è compiuta viene esposta con la dicitura «Alberto Savinio, ricamo eseguito da Maria Savinio».

Il ricamo è l’attività di un periodo di difficoltà economiche per i due coniugi. Il marito ha iniziato l’attività come pittore professionista e deve farsi conoscere. Quando Alberto Savinio comincerà ad avere successo, Maria smetterà di ricamare e si dedicherà ai figli.

Nel 1928 nasce la figlia Angelica.

Nel 1933 i Savinio si trasferiscono a Torino, si spostano poi a Milano e dal 1937 sono definitivamente a Roma.

Nel frattempo, nel 1934, nasce il figlio Ruggero.

Alberto Savinio muore improvvisamente a Roma nel 1952.

Maria, dopo un momento di sconforto, riprende l’attività artistica nel 1954.

Mettendo insieme tutto il lavoro fatto negli anni precedenti, inaugura la sua prima mostra di ricami, tutti fedelmente derivati da dipinti di De Chirico e soprattutto del marito, «un altro modo per stargli vicino», scrive.

Attraverso una fitta trama di fili di lana e sete artificiali, sapientemente mescolati tra loro, Maria restituisce fedelmente le tinte della tavolozza dell’artista, ricreandone gli effetti di luci e di ombre, così come le sfumature e i volumi, rispettando infine anche le dimensioni dell’opera originale, una vera e propria copia conforme intessuta su tela.

Espone a Roma, Milano e Venezia.

Muore a Roma nel 1981.