Arte al femminile (598)

Ci sono forme artistiche considerate “funzionali”, ma che hanno invece antiche tradizioni e grande valore. La scenografia è una di queste e Lila de Nobili ne ha fatto un’espressione artistica straordinaria.

Lila De Nobili nasce a Castagnola, frazione di Lugano, in Svizzera, nel 1916.

La sua è una famiglia di nobile lignaggio, perché il padre, marchese Prospero De Nobili, è esponente di un’aristocratica stirpe di Vezzano in Liguria. La madre, Dola Vertès, invece appartiene a una famiglia ebrea ungherese. Il padre è un uomo d’affari e tra le altre attività ha la produzione di sigari toscani da esportare all’estero. Lila trascorre l’adolescenza seguendo spesso il papà nei suoi giri d’affari.

Parla cinque lingue e ha una buona preparazione culturale, con profondo interesse per l’arte.  

Studia Decorazione all’Accademia di Belle Arti di Roma.

Nel 1943 è a Parigi, dove frequenta l’Académie Ranson e inizialmente lavora come disegnatrice di moda e decoratrice d’interni.

Inizia in seguito l’attività di illustratrice per i grandi stilisti francesi e riviste di moda prestigiose, come Vogue Paris.

Allestisce vetrine per marchi prestigiosi come Hermès.

Attraversa un periodo di difficoltà economiche e familiari, a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale.

Passata alla scenografia nel 1947, diventa famosa come costumista. Lavora per i registi celebri del tempo: Luchino Visconti, Franco Zeffirelli, Raymond Rouleau, per citarne alcuni.

Realizza anche costumi memorabili per opere liriche, soprattutto per la Scala di Milano.

Veste personaggi di rilievo, come Maria Callas, Ingrid Bergman, Edith Piaf, Simone Signoret, Margot Fonteyn…

Nel 1951 è a New York, per la messa in scena di uno spettacolo con Audrey Hepburn, una commedia di incredibile successo, con ben 200 repliche, per la quale Lila si occupa di scene e costumi. Dipinge metri e metri di scenografia da sola, attenta a tutti i particolari.

Ogni volta che viene chiamata per realizzare una scenografia studia in biblioteca i periodi cui deve riferirsi, con accurati approfondimenti filologici.

Per ben cinque volte prende parte al Festival dei Due mondi di Spoleto, luogo che ama in modo particolare.

Alla fine degli anni Sessanta si dedica esclusivamente alla pittura, distinguendosi per la pennellata leggera, dalle molte sfumature. Ha con sé sempre un taccuino, per ritrarre ogni soggetto che catturi la sua attenzione: scene cittadine, animali, sprazzi di cielo, passanti…

Trascorre gli ultimi anni con difficoltà motorie e sordo-cieca in seguito a un ictus, ma sino alla fine mantiene contatti con l’ambiente artistico parigino.

Muore nel 2002 a Parigi.

Viene considerata l’ultima grande protagonista della scenografia dipinta, una vera maestra in questo campo. Ha lasciato un segno indelebile nella storia dello spettacolo e della scenografia.

Genio poliedrico e di grande cultura, si occupa del teatro nel suo insieme: parole, scene, musica e pittura, curando con uno studio assiduo tutti i minimi particolari.