Arte al femminile (569)

Grazie al prezioso volume “Le artiste e il movimento surrealista” di Whitney Chadwick (storica dell’arte americana), continuo a scoprire artiste che nel Surrealismo hanno cercato una libertà espressiva, che altri movimenti artistici non garantivano.

Cambia l’impostazione generale, per cui è lo spettatore a dover riflettere sul quadro, che è spesso enigmatico, legato all’inconscio o al sogno.

Come ho già altre volte osservato, il Surrealismo ha avuto un successo notevole, sia in Europa che in America.

Elsa Thoresen nasce nel Minnesota (USA) nel 1906.

I genitori sono emigrati norvegesi: il padre, Thore, è medico.

Poche le informazioni biografiche che la riguardano.

Studia arte alla Scuola di arti e mestieri di Oslo dal 1924 al 1927, in seguito all’Accademia d’arte, sempre nella stessa città, per poi spostarsi a Bruxelles, in Belgio, sino al 1929 per frequentare l’Accademia di Belle Arti.

Effettua numerosi viaggi di studio In Scandinavia, Paesi Bassi, Francia e Stati Uniti.

Alla fine degli anni ’30 appartiene a una piccola cerchia di artisti surrealisti in Danimarca, che inizialmente incontrano resistenza, quando si presentano a mostre collettive.

Nel 1935 sposa l’artista danese Vilhelm Bjerke Petersen, storico dell’arte e critico, esponente di un movimento surrealista “impegnato” socialmente.  Questi era stato studente nella scuola Bauhaus di Dessau (Germania) dal 1930 al 1931, ricevendo lezioni da Wassily Kandinsky e Paul Klee. Si specializza nelle grandi decorazioni murali di asili nido, mense aziendali e condomini, perché l’arte raggiunga spazi dove le persone si muovono quotidianamente.

I due artisti, che collaborano attivamente, condividendo gli stessi ideali artistici, vivono in Danimarca dal 1935 al 1944, quando devono rifugiarsi in Svezia con i figli, per le conseguenze della seconda guerra mondiale.

Qui vengono aiutati dagli amici del gruppo di Halmstad e proseguono l’attività artistica.

Il gruppo di Halmstad (nome della località di residenza) è formato da sei artisti impegnati a sostenere movimenti artistici d’avanguardia, solidali con esponenti di altri paesi.

Elsa e il marito, tornati negli Stati Uniti nel secondo dopoguerra, si separano nel 1953.

Elsa continua a dipingere, con uno stile in cui unisce nel dipinto figure riconoscibili ed elementi simbolici.

Muore nel 1994 negli Stati Uniti.

Sue opere si trovano nel museo d’arte di Tonder, in Danimarca.

Arte al femminile (568)

Giséle Prassinos nasce a Costantinopoli nel 1920.

Il padre è greco e la madre italiana.

Nel 1922 la famiglia si trasferisce prima a Nanterre e poi a Parigi.

A 14 anni scrive poesie secondo la tecnica della poesia automatica. Con questo termine si indica un tipo di scrittura fatta di getto, senza alcuna rielaborazione cosciente. Sigmund Freud la considererà espressione del subconscio.

Il fratello Mario mostra questi scritti ai surrealisti, che di questa metodologia di scrittura sono sostenitori: André Breton e Paul Eluard rimangono colpiti dalla personalità di Giséle e apprezzano le sue opere. La considerano una specie di “bambina prodigio”. Viene invitata a leggere i suoi versi al Cafè Cyrano, luogo d’incontro dei surrealisti e il fotografo Man Ray la fotografa mentre legge.

Le sue prime poesie vengono pubblicate sulla rivista Minotaure, una delle più importanti riviste d’arte del periodo, con una prima copertina disegnata a Picasso.

Altri suoi lavori appaiono in antologie del gruppo surrealista.

Durante la seconda guerra mondiale e fino alla fine degli anni ’50 sospende le pubblicazioni , lavora in alcuni asili per l’infanzia e traduce vari libri dal greco.

In seguito riprende a scrivere poesie e romanzi. Particolari sono i suoi disegni o tentures, opere realizzate con ritagli colorati di tessuti. Unisce la dimensione di autrice con quella di illustratrice, per cui il libro diventa anche oggetto, in cui parole e immagini sono strettamente legate.

L’esempio più completo è Brelin le frou ou le Portrait de famille (1975), la storia illustrata di una strampalata famiglia francese narrata da Brelin, il figlio di un eccentrico e severissimo scienziato di nome Berge Bergsky. Giséle produce dodici pannelli di stoffa coloratissimi che, cuciti a macchina e rifiniti a mano, riproducono i disegni in bianco e nero contenuti nella pubblicazione.

Muore a Parigi nel 2015 e lascia tutte le sue opere alla Biblioteca Storica di Parigi.

Arte al femminile (566)

Ricordando Alice Rahon (v.n.565), si è parlato del viaggio fatto da lei e dal marito per visitare siti precolombiani nel Canada, in Alaska e in Messico. Compagna di questa esperienza è stata una valente fotografa.

Eva Sulzer nasce a Winterthur, in Svizzera, nel 1902.

Pochi i dati biografici che la riguardano.

Si dedica alla pittura e si appassiona alla fotografia, recandosi in Francia per trovare un ambiente a lei favorevole.

Conosce il pittore Wolfgang Paalen nel 1931, con cui stringe una forte amicizia. Con lui va a Parigi e in seguito lo segue quando emigra in America.

Nel 1939 con Paalen e Alice Rahon compie un lungo viaggio attraverso l’America settentrionale e centrale, scattando pregevoli fotografie.

Secondo alcune indiscrezioni del tempo Paalen, Alice Rahon ed Eva Sulzer formano un mènage à trois per circa nove anni. Il poliamore e la bisessualità sono accettati e protetti nell’ambiente di allora.

Eva colleziona manufatti precolombiani e opere d’arte indigene, che vengono fotografati e pubblicati in riviste specializzate.

Negli anni ’40 la troviamo a Città del Messico, nel gruppo degli artisti surrealisti qui emigrati, in seguito allo scoppio della seconda guerra mondiale.

Pubblica molte fotografie, oltre che scrivere articoli, nella rivista surrealista Dyn, curata da Paalen, di cui Eva è il principale finanziatore.

Questo periodico viene pubblicato a Città del Messico e distribuito a New York, Parigi e Londra. Edito in inglese e francese, tratta di arte, presenta nuovi artisti e teorizza un’idea di pittura aperta a tutte le possibilità, anche alle nuove conoscenze nel campo della fisica e della filosofia.

Realizza film e documentari, raggiungendo una certa fama.

Gli ultimi anni sono caratterizzati da crescenti problemi di salute, dovuti soprattutto al disturbo bipolare che l’accompagna per tutta la vita, per cui è soggetta a forti crisi depressive.

Amici e mecenati le comprano una vecchia casa con uno studio adeguato nella cittadina di Tepoztlàn a Morelos (Messico centro-meridionale), dove può stare più tranquilla.

Vive e lavora come fotografa e regista sino alla sua morte nel 1990 a 87 anni a Città del Messico.

Le sue foto rimangono importante testimonianza di manufatti antichi dell’arte precolombiana.

Arte al femminile (565)

Mi rituffo nell’arte…

Alice Rahon nasce Alice Marie Ivonne Philippot a Chenecey-Buillon (in Borgogna- Francia centro-orientale) nel 1904.

Da bambina passa le vacanze estive e natalizie nella casa dei nonni paterni a Roscoff, in Bretagna, posto che le è particolarmente caro.

Purtroppo verso i 3 anni si frattura l’anca destra, il che la costringe a letto per molto tempo, isolandola dagli altri bambini. A 12 anni cade di nuovo e si rompe una gamba, per cui per tutta la vita dovrà sopportare dolori lancinanti e assumere un’andatura claudicante.

Queste esperienze traumatiche l’inducono a isolarsi in un mondo immaginario, tenendosi occupata con la lettura, la scrittura e il disegno.

Altra esperienza dolorosa è il fatto di rimanere incinta molto giovane (il nome del padre non verrà mai rivelato) e perdere il bambino, morto dopo la nascita per difetti congeniti.

A un certo punto, poco più che ventenne, si trasferisce a Parigi, dove cerca lavoro. Inizialmente crea cappelli per la stilista Elsa Schiaparelli. Conosce il fotografo Man Ray, cui fa da modella e stringe amicizia con il pittore Joan Mirò.

Nel 1931 incontra l’artista austriaco Wolfgang Paalen, che sposa nel 1934. Tramite il marito entra in contatto con il movimento surrealista, di cui diventerà poi membro attivo.

Scrive raccolte di poesie, pubblicate con illustrazioni di artisti importanti.

Nel 1933 visita le grotte di Altamira, in Spagna, con le sue pitture rupestri policrome, che la colpiscono molto e ricorderà nel successivo sviluppo artistico.

Ha una relazione con Pablo Picasso, che lascia in quanto il marito minaccia per questo di suicidarsi.

I due coniugi pertanto, per superare la crisi, iniziano a viaggiare: Alaska, Canada, Stati Uniti, Libano e Messico, studiando l’arte indigena.

Nel 1936 Alice è in India e rimane fortemente colpita da questa esperienza.

Su invito di Frida Kahlo (conosciuta a Parigi) giunge a Città del Messico nel 1939. Nasce una profonda amicizia con Frida, con cui condivide la frustrazione di un corpo fragile e l’impossibilità di avere figli. Oltre a scrivere, inizia a dipingere, sotto la guida del marito.

Lo scoppio della seconda guerra mondiale spinge Alice e Wolfgang a stabilirsi in Messico, dove Alice assume la cittadinanza nel 1946.

Nel 1947 divorzia dal marito e assume il cognome Rahon, derivato dalla nonna bretone. Dopo alcune relazioni di breve durata, sposa il canadese Edward Fitzgerald, scenografo. Con lui s’interessa di teatro e cinema, ma divorzia dopo alcuni anni.

Riprende un’intensa vita sociale e artistica, viaggiando frequentemente, sia per seguire le esposizioni delle sue opere negli Stati Uniti e in Messico, essendo diventata famosa, sia per approfondire la conoscenza del Messico.

Trascorre lunghi periodi ad Acapulco, diventando un’esperta nuotatrice e trovando in acqua sollievo ai suoi dolori.

Nel 1967 cade di nuovo, all’inaugurazione di una sua mostra a Città del Messico. Si danneggia la spina dorsale, ma Alice rifiuta qualsiasi cura medica, dicendo di essere stata torturata abbastanza dai medici.

Si isola nella sua casa di San Angel (Città del Messico) e negli ultimi tempi, non essendo autonoma, viene ricoverata in una casa di riposo. Qui rifiuta il cibo e si lascia morire nel 1987.

Artista prolifica soprattutto negli anni ’50 e ’60, apporta alcune innovazioni nel surrealismo, includendo elementi astratti e nuove tecniche, come l’uso dello sgraffito e della sabbia. Lo sgraffito consiste nell’utilizzo di colori sovrapposti. Una mano di vernice viene lasciata asciugare su una tela o su un foglio di carta. Un’altra mano di colore diverso viene stesa sopra il primo strato. L’artista utilizza quindi una spatola o un bastoncino per tracciare un disegno, lasciando un’immagine nel colore della prima mano di vernice. Ciò può essere ottenuto anche utilizzando pastelli a olio per il primo strato e inchiostro nero per lo strato superiore. 

I suoi temi includono paesaggi, miti, leggende, feste messicane ed elementi della natura. L’acqua appare spesso sia come soggetto che come colore: ha creato una serie di dipinti legati ai fiumi.

Suoi lavori sono inclusi nella collezione dell’Art Institute of Chicago, nel MoMa di New York, per citarne alcuni e in altre istituzioni pubbliche. Negli ultimi dieci anni c’è stata una rinascita di interesse per il suo lavoro.

“Nei primi tempi la pittura era magica; era una chiave per l’invisibile… il valore di un’opera risiedeva nei suoi poteri di evocazione, un potere che il talento da solo non poteva raggiungere” (Alice Rahon)

Arte al femminile (564)

Tornando al SURREALISMO, con la sua capacità di sogno e trasfigurazione della realtà…

Eileen Agar nasce a Buenos Aires (Argentina) nel 1899, da padre industriale scozzese e madre americana, ricca ereditiera.

La sua infanzia la descrive “piena di palloncini, cerchi e cani San Bernardo”.

Nel 1911 la famiglia si trasferisce a Londra.

Frequenta la Heathfield School, dove un’insegnante la incoraggia a coltivare le sue doti artistiche.

Durante la prima guerra mondiale viene mandata a Tudor Hall (collegio privato di Salisbury), poi nel Kent, per tutelarla.

Nel 1919 s’ iscrive alla Byam Shaw School of Art.

Dal 1924 segue corsi di perfezionamento privati.

Nel 1925 sposa, un po’ per sfuggire al controllo familiare, un compagno di corso, Robin Bartlett, con cui viaggia in Spagna e Francia.

Nel 1926 conosce lo scrittore ungherese Joseph Bard, che sposerà poi nel 1940 e con cui trascorrerà il resto della vita.

Nel 1928 è a Parigi, dove entra in contatto con il movimento surrealista e fa amicizia con André Breton e Paul Eluard, padri del movimento.

Entra nel Gruppo surrealista britannico, tanto da contribuire a organizzare con Emmy Bridgwater L’esposizione surrealista internazionale di Londra del 1936.

Nel 1937 è ospite di Picasso e Dora Maar a Muogins, nelle Alpi Marittime, insieme ad altri artisti, in un’esperienza molto arricchente artisticamente.

Espone ad Amsterdam, New York, Parigi e Tokyo, poi si blocca in seguito allo scoppio della seconda guerra mondiale.

Dal 1946 al 1985 ha un periodo di fervente attività e ritrovato entusiasmo, con parecchie esposizioni personali.

Aderisce allo stile chiamato TACHISME, di arte astratta, iniziato in Francia negli anni’40/’50, definito anche arte informale. Questa forma artistica nasce come ribellione verso i regimi nazionalisti, che hanno portato alla guerra, con le loro rappresentazioni ben definite. Si vogliono collegare forme, colori, segni in forme complesse, distribuendo il colore a macchie, seguendo suggestioni irrazionali.

Nel 1990 viene nominata Royal Academician.

Muore a Londra nel 1991.

Oltre che pittrice, Eileen è stata fotografa e scultrice. Particolare l’utilizzo di oggetti trovati casualmente: conchiglie, ossa, detriti marini, tessuti e piume. Viene ricordata anche per esperimenti nel campo del design e della moda. Viene considerata una delle artiste più dinamiche, audaci e prolifiche della sua generazione.

Sue opere si trovano in varie collezioni private e nella Tate Gallery di Londra.

Arte al femminile (559)

Il surrealismo, movimento che mi appassiona molto, ha sue importanti esponenti anche nel devastato mondo palestinese.

Juliana Seraphim nasce a Jaffa in Palestina nel 1934.

Nel 1948, in seguito alla Naqba (esodo palestinese), riesce a fuggire in Libano con la famiglia e si rifugia a Sidone. Una volta stabilitasi nella capitale, Beirut, lavora nell’assistenza ai rifugiati e contemporaneamente segue corsi d’arte.

Il Libano in questo periodo ha un vivace mondo culturale: fioriscono tutte le forme artistiche con un’apertura internazionale.

Frequenta l’Accademia libanese di Belle Arti e segue corsi privati.

Ottenuta la cittadinanza libanese, riesce a recarsi in Europa per perfezionarsi, grazie a borse di studio francesi, italiane e spagnole. Va a Firenze, Parigi e Madrid.

La sua arte è surreale e fantastica, un mondo di sogno slegato dalla realtà terrena.

La sua attenzione è in gran parte per le donne, contestando la dipendenza che in molti contesti hanno nei confronti dell’uomo.

Il surrealismo le permette di guardare al mondo al di fuori delle regole costituite.

Le donne sono dipinte con colori tenui, in cui è onnipresente l’elemento floreale: le donne diventano fiori e i fiori diventano donne. Intende forse sottolineare la complessità, delicatezza e bellezza propri dell’identità femminile.

Troviamo poi immagini di sogno che si collegano a ricordi, come quelli degli affreschi sbiaditi di esseri alati, presenti sul soffitto della casa del nonno a Gerusalemme.

Vive in un momento in cui la spiritualità, l’esplorazione di forme alternative e la lotta per la libertà sono centrali nei movimenti sociali, politici e artistici.

Rappresenta per tre volte la nazione libanese: alla biennale di Parigi, a San Paolo in Brasile e ad Alessandria d’Egitto.

Durante e dopo la guerra civile libanese (1975-1990), fa la spola tra Parigi e Beirut.

Oltre che pittrice, è disegnatrice, illustratrice di libri e incisore.

Alcune opere sono esposte al Metropolitan Museum di New York, al Museo della città di Viareggio, al Museo del Surrealismo di Parigi, alla Galleria di Belle Arti della Giordania e in varie Fondazioni di Beirut.

Altri lavori sono sparsi tra Francia, Libano e Giordania.

Arte al femminile (554)

Ci sono donne che hanno lasciato un segno speciale nel surrealismo, sia per il loro talento che per la capacità di ispirare altri artisti.

Nusch Eluard nasce come Maria Benz a Mulhouse, cittadina dell’Alsazia, allora sotto la Germania, nel 1906.

I suoi genitori sono circensi e lei trascorre l’infanzia in tournée con la famiglia. A quattordici anni si trasferisce a Berlino dove interpreta piccoli ruoli a teatro.

A Zurigo, ormai maggiorenne, dopo uno spettacolo incontra l’architetto e artista svizzero Max Bill, con cui inizia una relazione e che adotta per lei il nomignolo Nusch, già scelto per lei dal padre, che diventerà la sua firma artistica ufficiale. La storia dura pochi mesi, anche per il veto del padre.

Più tardi, nel 1928, Nusch va a Parigi e al teatro Grand-Guignol alterna numeri acrobatici e giochi d’ipnosi, per guadagnarsi da vivere.

La svolta arriva il 21 maggio del 1930 quando, intenta a gustare avidamente un croissant in un Caffè del IX arrondissement, desta l’interesse di René Char e Paul Èluard, poeta surrealista. Quest’ultimo, abbandonato dalla moglie Gala per il pittore Salvador Dalì, ne è folgorato.

Quattro anni e tre mesi dopo, il 21 agosto del 1934, Nush diventa la signora Éluard .

Paul è una delle maggiori figure del surrealismo francese e lei, essendone la moglie, diventa la musa di Pablo Picasso, Man Ray, René Magritte e JoanMiró, che gravitano nell’ambiente artistico del marito.

Oltre che molto bella, Nusch ha talento: per combattere l’insonnia che la tormenta, compone interessanti collage surrealisti. Inizialmente attribuiti a Paul Éluard in realtà sono creati da lei nel 1937, come terapia contro la depressione di cui soffre in quel periodo.

Man Ray la fotografa in molte occasioni e lavorano insieme per un servizio commissionato da Harper’s Bazaar

L’artista Dora Maar (v.n.479) la immortala durante i suoi studi sulla luce.

La fotoreporter Lee Miller (v.n.429) ne coglie lo spirito in magnifici ritratti di vita privata.

Paul scrive per lei nel ’32 La vie immédiate e Le Temps déborde nel ’47.

L’incontro con Elsa Schiaparelli amplifica il suo gusto per la moda che punta verso capi estrosi. Indossa molte delle creazioni della stilista e incarna alla perfezione una figura femminile all’avanguardia anche esteticamente, oltre che nei modi e nelle relazioni interpersonali.

Pablo Picasso nell’opera Ritratto di Nusch Éluard del 1937 dipinge Nusch, che posa con un abito Schiaparelli e due spille create da Jean Schlumberg.

 

In alcune foto emerge la sua passione per i grandi anelli, protagonisti delle sue mani minute.

Durante la Seconda guerra mondiale Nusch segue il marito nei luoghi in cui è inviato dall’esercito e quando lui chiede di essere riammesso al Partito Comunista Francese clandestino, lei lo aiuta diffondendo i suoi scritti sovversivi. Collabora alla Resistenza francese.

Alla fine della guerra Paul è a una conferenza in Svizzera quando apprende la notizia dell’improvvisa morte dell’amata moglie.

Il 28 novembre 1946, Nusch muore improvvisamente per un ictus, a 40 anni.

Nusch è la musa che ha ispirato a Èluard versi struggenti e appassionati.

La prematura morte della moglie è per lui sconvolgente

Non invecchieremo assieme.                                                                       
Ecco il giorno.
È di troppo: il tempo straripa.
Il mio amore così leggero prende il peso di un supplizio.

Il ricordo di lei non lo lascerà mai

Lei ha la forma di uno scoglio
lei ha la forma del mare
lei ha i muscoli di un rematore
tutte le spiagge la plasmano

Le sue mani si aprono su una stella
i suoi occhi nascondono il sole
[…]
Lei è alla misura dei fiori
e delle ore e dei colori
.

Arte al femminile (553)

Come ho osservato più volte, il Surrealismo ha avuto grande diffusione e influenza.Molte le artiste che più o meno coscientemente ne accolsero gli stimoli e le suggestioni.

Ithel Colquhoun (Margaret Colquhoun) nasce a Shillong, nell’India allora britannica, nel 1906.

I genitori sono funzionari inglesi, che quando la figlia è in età scolare la mandano in Inghilterra e la iscrivono a un collegio, il Cheltenham Ladies’College per ragazze dagli 11 ai 18 anni, una prestigiosa scuola privata femminile.

Dall’età di 17 anni Ithel si interessa all’occultismo e sviluppa un’intensa passione per l’arte.

Ottiene l’ammissione alla Slade School of Art di Londra nel 1927, ma rimane sostanzialmente un’autodidatta, curiosa di sperimentare nuovi linguaggi.

Ha un profondo interesse per la biologia e gli studi su piante e fiori sono un tema ricorrente nella sua arte. I suoi primi taccuini sono pieni di disegni molto dettagliati di piante e dipingeva intere tele con immagini ingrandite di fiori.

Nel 1931 lascia la Slade, trascorre alcuni anni viaggiando (Grecia, Corsica, Tenerife…) e poi si stabilisce a Parigi, dove apre un proprio studio. Viene a contatto con il mondo del surrealismo, ma quello che l’affascina particolarmente è la pittura di Salvador Dalì, di cui ha modo di vedere un’esposizione a Londra.

Inizia a esporre i suoi lavori a Londra nel 1936 e nel 1937 entra a far parte dell’Associazione Internazionale degli Artisti.

Alla fine degli anni Trenta diventa ufficialmente associata al movimento surrealista, scrivendo in proposito alcuni articoli sul London Bulletin.

Vuole incontrare il padre del Surrealismo, André Breton, che non le fa una grande impressione per le sue idee sulle donne, che ritiene troppo restrittive.

Continua intanto gli studi sull’occultismo e questo la porta a essere espulsa dal gruppo dei surrealisti, ma lei continua a dipingere secondo i loro principi.

Nel 1940 conosce l’artista e critico d’arte italiano, di origini russe, Toni del Renzio, che inizialmente stronca la sua pittura, salvo poi riabilitarla ufficialmente.

I due si sposano nel 1943 e la loro casa diventa punto d’incontro di artisti e intellettuali.

In questo periodo crea opere che esplorano i temi della coscienza e del subconscio. Segue le teorie freudiane sui sogni ed esplora tematiche legate al sesso, contro il maschilismo allora dominante.

Nel 1947 i due artisti divorziano e Ithel si si sposta in Cornovaglia, inizialmente a Penzance e poi a Paul.

Alterna la permanenza in Cornovaglia con frequenti soste a Londra, dove tiene varie personali.

Utilizza una vasta gamma di materiali e metodi. Negli anni ’60 e ’70 si appassiona ai collage.

Notevole anche la sua attività di scrittrice, con parecchie pubblicazioni legate alle tradizioni celtiche e al mondo dei sogni.

Muore a Paul in Cornovaglia nel 1988.

Molti suoi quadri si possono ammirare alla Tate Modern di Londra.

Arte al femminile (548)

Ancora rimango nell’ambito del surrealismo….

Rita Kernn-Larsen nasce a Hillerod, in Danimarca, nel 1904.

Nel 1924 si stabilisce a Oslo per frequentare la Scuola Statale di Disegno.

Rientrata a Copenaghen, nel 1926 s’iscrive all’Accademia d’Arte.

Nel 1929 si trasferisce a Parigi, in disaccordo con i metodi d’insegnamento accademici.

Frequenta i corsi di Fernand Léger.

Incontra il giornalista e mercante d’arte Isaac Grunberg, che sposerà nel 1940.

Inizia a esporre a Copenaghen ed entra in contatto con il gruppo surrealista danese, diventando amica di vari artisti.

Collabora come illustratrice a molte riviste.

Espone con i surrealisti a Copenaghen, Oslo, Lund, Londra e Parigi.

Nel 1938 Peggy Guggenheim, che ha conosciuto a Parigi, organizza una mostra per lei a Londra. Recatasi a Londra per l’inaugurazione, vi rimane bloccata in seguito allo scoppio della guerra.

Nella capitale inglese segue l’attività del gruppo surrealista.

 Sposatasi nel 1940, nel 1944 nasce la figlia Danielle Rose.

Terminata la guerra, si trasferisce a Saint-Jeannet, in Francia, dove rimane sino al 1992.

Un po’ alla volta si allontana dal surrealismo, dedicandosi a una pittura fondata sulla natura e sull’astrazione.

Nel 1949-1950 illustra libri per bambini.

Negli anni ’60 ha un’ulteriore evoluzione, dedicandosi anche alla ceramica e al collage.

Nel 1986 partecipa alla Biennale di Venezia.

Nel 1995 le viene tributata un’ampia antologica a Copenaghen.

Qui muore nel 1998.

Rita Kernn è una tra le artiste che hanno ricoperto un ruolo determinante nell’ambito del movimento surrealista internazionale. Viene definita la Picasso danese.

Lo storico dell’arte Herbert Read ha scritto di lei: “L’immaginazione è un punto focale inserito entro quel campo vago che è l’inconscio […]. Queste immagini sono personaggi fiabeschi, fantasmi delle oscure roccaforti nordiche che popolano la nostra mente […] e rivelano un po’ del terrore e tutta la fascinazione dei loro antenati mitici” (London Bulletin, giugno 1938).

 Parto da qualcosa di reale e l’inconscio poi fa il resto. – spiega l’artista – Il risultato spesso mi sorprende […] per alcuni collegamenti con la sfera ‘psicanalitica’”.

La pittrice usa la tecnica dell’automatismo, ossia la mano segue liberamente il flusso di immagini provenienti dall’inconscio.

Arte al femminile (547)

Il movimento surrealista ha avuto la particolarità di avere molte artiste che vi hanno aderito. Di queste donne però si sa ben poco, rispetto agli uomini presenti nel movimento, secondo la tendenza di sempre di relegarle in secondo piano, nonostante il loro valore.

Il SURREALISMO è un movimento artistico e letterario d’avanguardia, nato negli anni ’20 a Parigi. Esso vuole esprimere una realtà superiore, fatta di irrazionalità e di sogno, per rivelare gli aspetti più profondi della psiche. Un influsso viene dal libro L’interpretazione dei sogni di Freud, che apre nuovi orizzonti sull’inconscio.

«Automatismo psichico puro, attraverso il quale ci si propone di esprimere, con le parole o la scrittura o in altro modo, il reale funzionamento del pensiero. Comando del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica e morale.» (André Breton, Manifesto del Surrealismo, 1924)

Caratteristica comune a tutte le manifestazioni surrealiste è la critica radicale alla razionalità cosciente, la liberazione delle potenzialità immaginative dell’inconscio, il raggiungimento di uno stato conoscitivo “oltre” la realtà (sur-realtà).

Riscopriamo queste artiste surrealiste…

Valentine Gross Hugo nasce nel 1887 a Boulogne-sur-Mer, in Francia, nel 1887.

Il padre, profugo dall’Alsazia, insegnante di pianoforte, è amante della musica e del teatro e sviluppa questi interessi anche nella sua unica figlia. Nel 1903 il padre muore e la madre, Zélie Démelin cresce da sola la figlia.

Valentine frequenta le scuole nella cittadina in cui è nata e si distingue per l’abilità nel disegno, ottenendo molti premi.

Nel 1907 entra all’Ecole des Beaux-Arts di Parigi. Inizia ben presto a esporre al Salon.

Frequenta l’ambiente artistico parigino.

Stabilisce un legame di collaborazione con Jean Cocteau, artista poliedrico (poeta, saggista, drammaturgo, sceneggiatore, disegnatore, scrittore, librettista, regista e attore!). Crea con lui progetti di balletti, disegna schizzi di coreografie e dà una mano nella realizzazione di spettacoli.

Nel 1913 espone i suoi dipinti al Théatre des Champs-Elysées, in occasione di una prima teatrale.

Grazie a Cocteau conosce il futuro marito Jean Hugo, pronipote di Victor Hugo, pittore, illustratore, autore e scenografo, che sposerà nel 1919.  

La casa dei due coniugi ospita artisti, scrittori e musicisti, esponenti dell’avanguardia come Pablo Picasso, André Breton e Paul Eluard.

Valentine spesso fa ritratti dei suoi ospiti.

Conosce Breton, padre del surrealismo, nel 1917 e, man mano che questo movimento si sviluppa, stringe legami di amicizia con altri membri del gruppo, come Salvador Dalì e Max Ernst. Con loro compie molti viaggi e, possedendo una macchina, li accompagna nelle varie destinazioni.

Nel 1926 si separa dal marito e nel 1932 divorzia, andando a vivere nello stesso edificio di Breton ed Eluard.

Da questo momento aderisce in modo totale al movimento surrealista, fa parte del Bureau of Surrealist Research, partecipando alle mostre del gruppo., compresa una al Museo d’arte Moderna nel 1936.

Dal punto di vista creativo il surrealismo fornisce a Valentine una ricchezza di spunti che si concretizzano in ritratti e illustrazioni.

Nasce una tumultuosa relazione con Breton, che dura circa un anno, con scontri che portano Valentine sull’orlo del suicidio.

Finisce così la partecipazione ufficiale di Valentine al movimento, pur essendone stata un importante elemento.

Lascia definitivamente il gruppo nel 1937.

Nel 1942 collabora con Paul Eluard all’illustrazione di un suo lavoro, come già fatto nel passato.

Nel 1943 partecipa a una mostra a New York, riservata alle artiste contemporanee.

Dopo la guerra torna alla scenografia, sua passione iniziale, pur continuando a dipingere.

Gli ultimi anni sono caratterizzati dalle ristrettezze economiche, che la spingono a vendere quadri e libri.

Muore nel 1968, a 81 anni.  

Viene considerata una delle grandi donne dimenticate del movimento surrealista. Nonostante gli stretti rapporti con i componenti del gruppo e la partecipazione ad alcune delle prime mostre surrealiste, viene esclusa da André Breton dal suo libro Le surréalism et la peinture (1928).