Libri per capire

Il ragazzo che leggeva Verne è un altro stupendo romanzo di questa grande scrittrice.

Siamo in un paese spagnolo, Fuensanta de Martos, tra i monti della Sierra Sur, negli anni 1947-1949. La guerra civile è ufficialmente finita, ma c’è ancora chi combatte in clandestinità contro il nuovo regime dittatoriale. La resistenza e la repressione sono molto feroci.

Nino è un ragazzino di 9 anni, figlio della guardia civile Antonino. Vive con la famiglia in una caserma, in cui sono state ricavate alcune piccole abitazioni per le guardie.

Nino si rende conto un po’ alla volta che c’è qualcosa che non va: di notte si sentono urla, colpi, grida. Vengono arrestate persone sospettate di far parte della guerriglia, ma Cencero, il mitico combattente, sembra imprendibile e rinascere continuamente.

Il padre di Nino ha dovuto arruolarsi, non avendo alternative, ma spera che il figlio non segua il suo destino.

Nino fa amicizia con un giovane misterioso, Pepe il Portoghese, che è venuto ad abitare in una casa isolata in montagna. Questo personaggio servizievole, di bell’aspetto, cordiale, non desta sospetti e condivide con il ragazzo momenti di dialogo e di spensieratezza. È Pepe a introdurre Nino alla lettura di Verne, che apre orizzonti di libertà.

Quando sembra che Nino non cresca abbastanza per diventare in futuro una guardia, il padre lo manda a imparare a scrivere a macchina da una vedova “rossa”, Elena, che gli insegna anche il francese e lo appassiona alla lettura, soprattutto di libri di avventura. La vedova vive al podere delle Bionde, donne rimaste sole, in quanto i loro uomini, tutti combattenti repubblicani, o sono stati uccisi o hanno dovuto emigrare. Entra in contatto con i ribelli, i loro ideali, le loro azioni e ciò lo porta inevitabilmente a mettere in discussione il ruolo del padre. Combattuto tra l’affetto per i suoi familiari e le ingiustizie che vede, si trova un po’ alla volta a fare scelte precise. Nella lettura e nello studio trova risposte alle domande esistenziali su ciò che sia giusto e cosa sbagliato.

Nino un po’ alla volta sviluppa una visione autonoma della situazione del suo paese, scopre verità che impongono scelte precise.

L’autrice fa un quadro puntuale e appassionato della situazione nel periodo franchista, con la guardia civil perennemente ossessionata dai rossi, con giorni pieni di agitazione, allarmi per movimenti in montagna, notti spaventose in cui non si può dormire per le urla dei prigionieri torturati a sangue, risvegli mattutini con cadaveri fucilati alle spalle, con la scusa di tentata fuga…

Nino è combattuto tra l’affetto per il padre e il progressivo disprezzo per il suo ruolo in paese, che comporta anche un isolamento rispetto i coetanei. La vita del piccolo centro ruota intorno alla chiesa, alla caserma, all’osteria e alla scuola. La maggior parte dei giovani, per lo più repubblicani, è nascosta in montagna, mentre vecchi, donne e bambini hanno proprie forme di resistenza, che vanno da canzoni dal senso esplicito all’esposizione di panni neri in occasioni ufficiali…

Il ragazzo fa le sue scelte, diventa professore e si unisce ai rossi. Finisce in prigione per la sua attività clandestina e verrà liberato alla caduta di Franco.

Un romanzo di formazione, con sfondo storico, molto interessante e appassionante. Il pregio di questa scrittrice è renderci partecipi di un passato reale, attraverso lo sguardo e le vicende della gente cosiddetta “comune”. Evita discorsi morali, preferendo l’analisi interiore dei personaggi. Scrittura curata e intensa.

Almudena Grandes (1960-2021) è stata una scrittrice spagnola. Laureatasi in Storia e Geografia all’Università Complutense di Madrid, nel 1989 ha pubblicato il suo primo romanzo Le età di Lulù, tradotto in 19 lingue, che le è valso il Premio La sonrisa vertical. Da questo suo primo romanzo è stato tratto l’omonimo film diretto da Bigas Luna. Nel 1991 pubblica Ti chiamerò Venerdì, che però non ebbe grande successo. Riscontro di critica ebbe nel 1995 Malena un nome da Tango, portato al cinema da Gerardo Herrero. Un altro film a opera di Juan Vicente Córdoba viene tratto dalla raccolta di racconti Modelli di donna del 1997, anno in cui riceve in Italia il Premio Rossone d’oro. Nel 1998 ha pubblicato il romanzo Atlante di Geografia Umana, tradotto in Italia nel 2001. Escono in seguito Gli anni difficili (2003) e Troppo amore (2004) tradotti e pubblicati per la casa editrice Guanda. Sempre per questa casa editrice escono Cuore di ghiaccio (2008), Inés e l’allegria (2011) e La figlia ideale (2020).

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