Arte al femminile (580)

“Coraggiose, osannate, sconosciute, avventurose. Sempre vigili e pronte a cogliere l’attimo più fuggevole, oppure estremamente riflessive, alla ricerca dell’inquadratura perfetta. Sono le donne fotografe, coloro che sono riuscite, attraverso l’obbiettivo, ad abbattere i pregiudizi di una pratica considerata “maschile”. Ma non solo: hanno lavorato in situazioni di pericolo, mettendo spesso a rischio la loro stessa vita. Si tratta di donne che hanno contribuito a cambiare i costumi, a far uscire le donne dalla loro posizione di “angeli del focolare”, per conquistare, finalmente anche se faticosamente, il loro posto nel mondo. (Daniela Ambrosio su ELLE, 4/12/2020)

Nel post precedente, ricordando Margaret Michaelis- Sachs (v.n.579), ho accennato all’esperienza da lei fatta a Vienna, nell’atelier di Dora Kallmus. Quest’ultima fotografa ha segnato un’epoca, per quanto riguarda la ritrattistica, conoscendo grande fama ai suoi tempi.

Dora Kallmus nasce a Vienna nel 1881, in una ricca famiglia ebrea di avvocati, molto nota e stimata in città.

Rimasta orfana di madre da bambina, viene comunque curata e seguita dalla famiglia. Parla tedesco, inglese e francese, suona il piano, viaggia per l’Europa.

A 20 anni rimane folgorata dalla fotografia ed entra, prima donna a essere ammessa, nell’Istituto Superiore di Grafica, per poi diventare membro dell’Associazione dei Fotografi austriaci.

Dopo un’esperienza a Berlino, torna a Vienna.

Apre uno studio fotografico con Arthur Benda, con il nome di Atelier d’Ora o di Madame D’Ora- Benda: si afferma ben presto come ritrattista di grande successo. Moderna, innovativa, anticonformista, si oppone alle pose statiche e formali allora di moda. Preferisce la macchina fotografica a mano, rifiutando il cavalletto.

Dora diventa un vero e proprio personaggio nella Vienna di quegli anni. Bella, affascinante, piena di talento, da lei si fanno fotografare personaggi famosi come Josephine Baker, Coco Chanel, Colette, Klimt, Picasso, per citarne alcuni. Fra i suoi clienti ci sono Carlo I d’Austria e diversi esponenti della famiglia Rothschild.

Le sue foto si contraddistinguono per pose più naturali, meno artefatte, quasi scene istantanee di film.

Apre un secondo studio a Karlovy Vary (Cecoslovacchia) tra il 1921 e il 1926 e una galleria a Parigi nel 1927. A Parigi le si aprono le porte della moda, le pagine di riviste come Femina e L’Officiel. Collabora con importanti case di moda e il suo nome si diffonde a livello internazionale.

Essendo di famiglia ebrea, pur essendosi convertita al cattolicesimo nel 1919, viene osteggiata dalle autorità naziste e dal crescente antisemitismo, prima in Austria, poi in Germania e anche a Parigi, dove il suo studio viene chiuso, quando i tedeschi invadono la Francia.

La sorella Anna finisce in un campo di concentramento e Dora vive in clandestinità ricercata dai nazisti, rifugiandosi in un paesino nei pressi di Lione.

Alla fine della seconda guerra mondiale, riprende la sua attività, ma il suo interesse maggiore si rivolge ai sopravvissuti dei campi di concentramento e alle persone stremate dalla guerra. Nel 1946 torna a Vienna, ormai distrutta e svuotata dalla gente che costituiva il suo mondo. Per conto delle Nazioni Unite registra scene dei campi profughi, con compassione e sensibilità.

Muore a Frohnleiten (Austria) nel 1963.

Viene dimenticata per molti anni.

La sua strepitosa attività torna in auge grazie alla retrospettiva Make Me Beautiful, tenutasi dapprima ad Amburgo e poi a Vienna nel 2018.