Arte al femminile (555)

La striscia di Gaza è uno stretto pezzo di terra, di soli 365kmq (1/3 dell’estensione della città di Roma) in cui vivono 2 milioni di abitanti, lì segregati da anni, in una “prigione a cielo aperto”, secondo la definizione datole dalle più importanti organizzazioni umanitarie.

Anche nelle situazioni più sfavorevoli, l’arte riesce a manifestarsi…

Laila Shawa nasce a Gaza nel 1940, otto anni prima della Nabka palestinese (distruzione della società palestinese) e della fondazione dello stato di Israele.

Discende da una delle più antiche famiglie di proprietari terrieri palestinesi, con una serie di donne forti e intellettuali.

Il padre è Rashad al-Shawa, attivista e sindaco di Gaza City dal 1971 al 1982.

Laila cresce in un ambiente culturalmente aperto e ha una formazione cosmopolita.

Dal 1957 al 1958 frequenta il collegio presso l’Istituto d’Arte Leonardo da Vinci del Cairo, in Egitto.

Dal 1958 al 1964 segue i corsi dell’Accademia di Belle Arti di Roma, alternando questi con i percorsi estivi alla Scuola del Vedere, di Salisburgo, in Austria.

Nel 1965 torna a Gaza e si dedica alla direzione di corsi di arti e mestieri in diversi campi profughi.

Le viene poi affidato dall’UNESCO un corso d’arte, nell’ambito di un progetto educativo.

Nel 1967 si trasferisce a Beirut, in Libano e qui rimane 9 anni, dedicandosi alla pittura a tempo pieno.

Con l’inizio della guerra civile libanese (1975-1990) torna a Gaza.

Con il padre e il marito fonda il Centro Culturale Rashad Shawa , il cui obiettivo è offrire opportunità per mostre e iniziative culturali in una situazione deprivata.

Si interessa molto alla situazione delle donne del suo paese e crea una serie di dipinti, Women and Magic, in cui analizza le credenze cui si affidano le donne musulmane palestinesi, per portare avanti la propria vita e la fede, in un territorio occupato.

Nel 1987 si trasferisce a Londra.

Si occupa di pittura, stampa e installazioni, presentando i suoi lavori a Londra nel 1992 e a Washington nel 1994, ottenendo numerosi consensi internazionali. Attraverso le sue opere multimediali cerca di sviluppare l’interesse e l’empatia degli spettatori, allontanandoli da pregiudizi e stereotipi.

In tutte le opere successive c’è un costante richiamo alla realtà della sua terra.

Ha ottenuto il riconoscimento internazionale con la sua lunga serie di serigrafie e stampe conosciute collettivamente come The Walls of Gaza . Queste sono nate a partire dalle fotografie scattate ai graffiti apparsi sulle case di Gaza durante la prima Intifada: rappresentano sia una potente testimonianza di comunicazione spontanea durante il blackout mediatico imposto da Israele, sia una modalità di comunicazione tra occupanti e occupati. Le scritte sui muri contengono di tutto, dai comunicati personali agli slogan politici e agli inviti allo sciopero rivolti al popolo palestinese. 

Col tempo, i bambini entrano in scena nei suoi lavori, dando vita a creazioni potenti come Children of War, Children of Peace , che con semplicità grafica mostra la presenza di una generazione traumatizzata. La sua scelta del mezzo ricorda la pubblicità: veloce, diretta e colorata. 

Muore a Londra nel 2022, a 82 anni.

Laila ha sposato arte e vita in opere originali e uniche. Rifiutando qualsiasi etichetta politica, ha dedicato il suo lavoro a esprimere le complesse realtà della vita dei palestinesi, dando voce soprattutto alle donne. Ha avuto grande fiducia nella capacità dell’umanità di riflettere ed essere capace di correggere la propria rotta, se sbagliata.

Sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private di tutto il mondo.

Non so cosa penserebbe dell’attuale situazione…ne sarebbe certamente desolata!