Un giallo particolare

Terra Alta (Tradotto da Bruno Arpaia)

Il romanzo inizia subito con un efferato omicidio, una scena veramente forte, che ha come vittime i proprietari di un’importante azienda, trovati morti con segni evidenti di feroci torture. Siamo in una località sulle rive del fiume Ebro, una quieta cittadina nel sud della Catalogna.

Le indagini dei Mossos d’Escuadra (la polizia catalana) si concentrano sulle attività economiche del proprietario dell’azienda, ma non si riesce ad individuare i colpevoli. Viene presa la decisione di archiviare l’indagine, ma il poliziotto Melchor non si arrende…

La trama alterna la vicenda poliziesca con la storia personale di Melchor Marin. Questi, figlio di una prostituta del quartiere periferico barcellonese di Nou Barris, senza padre, entra ben presto in un giro di delinquenza minorile. Finisce in carcere e sembra destinato a non recuperare più la propria vita. La madre viene uccisa e lui cercherà disperatamente per anni di scoprire il colpevole del delitto, che gli ha tolto l’unico punto di riferimento affettivo.

La sua salvezza dipende dal bibliotecario del carcere che gli propone un libro, che gli apre nuovi orizzonti. Il suo percorso di rinascita si collega infatti alla lettura del capolavoro di Victor Hugo, I miserabili. Leggendo quel lunghissimo libro sente che parla della sua storia, della sua vita. Questo diventa una specie di specchio, in cui trova se stesso e la sua vocazione.

“Quella mattina stessa cominciò a leggere il romanzo. Lo fece con una totale mancanza di convinzione, però, influenzato dal commento del Francese, lo fece anche come se non fosse lui a leggere il romanzo ma il romanzo a leggere lui, e dopo cento pagine, arrivato all’episodio in cui Jean Valjean, appena lasciato il carcere, vaga per la città in cerca di rifugio senza che nessuno lo accolga, affamato, intirizzito, esausto e cencioso, si accorse che le lacrime gli stavano rigando le guance”.

Pur ritrovando molti punti in comune tra sé e il protagonista del romanzo, Jean Valjen, vede in Javert una specie di eroe, per cui la legge è l’unico strumento per difendere anche i poveri come lui. Decide quindi di diventare poliziotto, seguendo inizialmente metodi non molto leciti, anche se efficaci.

Diventato una specie di eroe, per aver risolto un fatto di sangue a Barcellona, viene mandato a Terra Alta, per sfuggire all’attenzione della gente e proteggerlo dalla vendetta del gruppo terroristico di cui ha ucciso alcuni esponenti. Schivo, rude, solitario, si rifugia nella lettura, suo passatempo preferito e mantiene un alone di mistero intorno a sé.  

A Terra Alta Melchor trova un momento di serenità grazie all’amore della bibliotecaria Olga e alla nascita della figlia Cosette.

Non rassegnato alla chiusura del caso dell’omicidio dei coniugi Adell, prosegue le indagini per conto proprio, fino ad arrivare alla soluzione, anche se questo comporterà per lui un grave lutto…

Il romanzo si concentra molto sulla storia del protagonista, sui suoi stati d’animo, i suoi conflitti interiori. Si riflette sul concetto di giustizia, quella ufficiale e quella della coscienza personale. In questo racconto ci sono due domande, una palese: Chi ha ucciso i due coniugi? e una domanda profonda, la cui risposta è lasciata al lettore: È legittima la giustizia personale, quando ufficialmente non si ottiene giustizia?  Ci sono questioni etiche che vengono lasciate alla riflessione del lettore, secondo una caratteristica di questo scrittore, per cui i suoi romanzi, pur diversi tra loro, cominciano tutti con una domanda e il libro è la ricerca di una risposta a questa domanda.  

Il vero enigma della storia è Melchor, che si svela a poco a poco.  Per lui la letteratura è una forma per capire se stesso, una forma di conoscenza degli altri e di noi stessi: possiamo dire che sia il lettore ideale.

Ci sono riferimenti alla guerra civile spagnola, con gli strascichi che si trascinano per decenni. La battaglia dell’Ebro è stata la più lunga e sanguinosa della guerra civile spagnola, ed è stata combattuta proprio nella zona di Terra Alta, che ne conserva le cicatrici.

Stile asciutto e preciso, l’autore scava nei sentimenti più profondi dei protagonisti. Altrettanto sobria, ma efficace la descrizione di luoghi e ambienti. Tipica la struttura da thriller, con parecchi momenti dialogici e un procedere incalzante.

Javier Cercas (1962) è uno scrittore spagnolo, collaboratore abituale dell’edizione catalana di “El País” e del supplemento del sabato, oltre che dal 1989 docente di letteratura spagnola all’Università di Gerona. Ha raggiunto il successo con Soldati di Salamina (Guanda 2002); Il movente (Guanda 2004); La velocità della luce (Guanda 2006); La donna del ritratto (Guanda 2008); Anatomia di un istante (Guanda 2010); Il nuovo inquilino (Guanda 2011); La verità di Agamennone (Guanda, 2012); Le leggi della frontiera (Guanda, 2013); L’impostore (Guanda 2015, vincitore dell’European Book Prize 2016); Il punto cieco (Guanda 2016), Terra Alta (Guanda 2020),