Arte al femminile (518)

A Venezia, davanti al palazzo che ospita la collezione di Peggy Guggenheim, vi sono cancelli d’ingresso particolari, fatti di intrecci metallici con inserti di vetro. L’autrice di questa meraviglia è Claire Falkenstein, che ha voluto realizzare il modulo che chiama “schermo infinito”, ossia fili metallici che potrebbero espandersi senza limite. All’interno, per dare il senso della tridimensionalità, vi sono blocchi di vetro, che danno luce e indicano il rapporto di collaborazione che si era instaurato tra l’artista e le vetrerie veneziane.

Claire Falkenstein viene considerata un’artista notevole per le sue sperimentazioni e la sua creatività, alla ricerca di equilibrio tra arte, natura e tecnica.

Quello che mi stupisce sempre, quando leggo le storie delle artiste del passato, è la loro “mobilità”. In tempi in cui i mezzi di trasporto non erano molto comodi, le artiste si spostavano spesso, cambiavano stato e paesi con disinvoltura, proiettate verso la realizzazione del loro progetto artistico.

Claire nasce a Coos Bay nell’Oregon, dove il padre gestisce una segheria. La famiglia paterna è originaria di Francoforte (Germania): il nonno era emigrato per motivi politici dopo le rivoluzioni tedesche del 1848-1849.

Frequenta le scuole a Oakland, dove la famiglia si è trasferita.

Dimostra sin da bambina interesse per tutte le forme della natura, che osserva per ore.

Frequenta l’Università a Berkeley, dove si laurea nel 1930 con una specializzazione in Arte, dopo aver frequentato anche i corsi di Antropologia e Filosofia.

Prosegue la preparazione artistica al Mills College nei primi anni ’30.

Mills Hall, Mills College, Oakland, CA

Mentre insegna per mantenersi, realizza opere in ceramica di carattere astratto.

Appassionata di matematica e fisica si interessa alla “topologia”, termine matematico che indica gli studi inerenti la proprietà di un oggetto geometrico di mantenere le proprie caratteristiche di base, nonostante deformazioni come allungamento, torsione, accartocciamento e flessione. La “topologia” si occupa poi delle interazioni tra oggetti e spazio.  Si tratta di principi che Claire cerca di riportare nelle proprie sculture, creando pezzi che sembrano interagire con lo spazio in cui sono collocati.

La sua innata curiosità la porta a interessarsi dell’astrattismo, dell’espressionismo, cercando di capirne il senso profondo.

Ottiene l’incarico di insegnamento in istituti della California. Crea sculture in argilla, nastri intrecciati tra loro, e in legno, con parti mobili che lo spettatore può combinare in vario modo.

Nel 1934 sposa l’avvocato irlandese-americano Richard Francis McCarthy ad Alameda (California).

Nel 1950 si trasferisce a Parigi, ma il marito si rifiuta di seguirla e i due divorziano.

A Parigi Claire rimane 13 anni, incontrando molti artisti. Più che sculture chiama le sue opere “strutture”, utilizzando in modo inventivo materiali come pezzi di legno, tubi, fili di ferro, barre di piombo…

Nel 1954 alla Galleria Montenapoleone di Milano si tiene una sua grande mostra personale. Nel 1958 le viene chiesto di realizzare la ringhiera della galleria Spazio di Roma.

Uno dei suoi pezzi più famosi è The New Gates of Paradise, cancelli per il Museo Guggenheim di Venezia, commissionati nel 1960 dalla sua amica Peggy Guggenheim, di cui ho parlato nell’introduzione.

Gli anni ’60 sono particolarmente creativi e Claire realizza anche gioielli che espone in una mostra personale al Musée des Arts Decoratifs del Louvre nel 1961. 

Ritornata a San Francisco, insegna nell’Istituto d’Arte. Nel 1963 si stabilisce nel quartiere Venice di Los Angeles, facendo costruire una casa-studio di fronte all’oceano.

Molte le commissioni per opere d’arte pubbliche di vario tipo: porte, vetrate, cancelli, fontane, sculture e ancora gioielli.

Innumerevoli i riconoscimenti ufficiali.

Negli anni ’70 crea oggetti scultorei in vetro, in collaborazione con la famosa vetreria Salviati di Venezia.

Dal 1990 si concentra invece sulla pittura.

Muore a Los Angeles nel 1997.

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