Giochi della memoria

Niente di vero ha un titolo che sembra l’invito a non prendere troppo sul serio questo racconto autobiografico.

L’autrice parla di sé, della famiglia, delle esperienze di vita con un tono ironico e dissacratorio, rifiuta per il suo libro la definizione di romanzo di “formazione”, in quanto non vi è un ordine cronologico, ma un flusso di episodi divertenti e a volte sconcertanti. Anche eventi dolorosi, come la morte del padre, la malattia e la perdita di un’amicizia sono affrontati con sincerità disincantata.

I rapporti familiari si basano su un frasario condiviso, che ricorda “Lessico familiare” della Ginsburg. La famiglia nel suo caso è spesso motivo di chiusura verso l’esterno. Molti i momenti di solitudine condivisi con il fratello.

La memoria è per l’autrice “una falsa amica” manipolatoria, un patrimonio che si porta nel tempo e ci aiuta a definirci, ma nello stesso tempo ci sono momenti in cui si dà un’altra vita ai ricordi con l’invenzione.

Si concentra molto su episodi legati alla “vergogna”, a situazioni imbarazzanti o complicate, che la portano a essere sincera, senza orpelli o visioni ideali. Odia le retoriche, i ruoli definiti, le distinzioni di genere…

La sua è una famiglia fortemente caratterizzata, con una mamma super ansiosa, un padre che ha una propria idea di abitazione, per cui costruisce tramezzi dentro casa, per cercare nuovi spazi e ha la mania dell’igiene, un fratello scrittore di talento, impegnato politicamente, con cui la protagonista si scontra e confronta continuamente. Ci sono un nonno paterno premuroso e di poche parole e una nonna materna ingombrante, con la passione della cucina e che non risparmia continue imbarazzanti osservazioni alla nipote…

Veronica cerca una propria identità che le sfugge, in quanto non si ritrova nello sguardo che gli altri hanno su di lei: la madre non ha capito la sua passione per la scrittura e insiste sul fatto che sia portata per il disegno, i suoi compagni non la fanno sentire a suo agio, per cui li sfugge. Spesso sparisce o diventa scostante quando vive situazioni di disagio, che attribuisce alla sua inadeguatezza.

Un romanzo interessante, perché ci mette di fronte alle contraddizioni della vita, alle difficoltà familiari, alla fatica di trovare una propria strada. Una voce fresca, giovane e disincantata.

«[…] quando in una famiglia nasce uno scrittore, quella famiglia è finita, si dice. In realtà la famiglia se la caverà alla grande, come è sempre stato dall’alba dei tempi, mentre sarà lo scrittore a fare una brutta fine nel tentativo disperato di uccidere madri, padri e fratelli, per poi ritrovarseli inesorabilmente vivi».

Prosa brillante, pungente.

«Abbiamo sempre manipolato la verità come se fosse un esercizio di stile, l’espressione piú completa della nostra identità. Talvolta ci accordiamo quantomeno il beneficio del dubbio rispetto ai nostri sabotaggi, conserviamo dentro di noi un piccolo spiraglio per ristabilire l’esattezza degli eventi, ma è molto più frequente il contrario: dimentichiamo la menzogna iniziale o il fatto stesso che si tratti di una menzogna.»

«La maggior parte dei ricordi ci abbandona senza che nemmeno ce ne accorgiamo; per quanto riguarda i restanti, siamo noi a rifilarli di nascosto, a spacciarli in giro, a promuoverli con zelo, venditori porta a porta, imbonitori in cerca di qualcuno da abbindolare che si abboni alla nostra storia. Scontata, a metà prezzo.»

Veronica Raimo è nata a Roma nel 1978.

Si è laureata in Lettere con una tesi sul cinema della Germania post bellica. Ha vissuto a Berlino come ricercatrice per l’Università Humboldt.

Ha pubblicato i romanzi: Il dolore secondo Matteo per Minimum fax (2007), Tutte le feste di domani per Rizzoli (2013), Miden per Mondadori (2018) tradotto in USA, UK e Francia. Nel 2022 esce per Einaudi, Niente di vero, romanzo grazie al quale si aggiudica il Premio Strega Giovani e il Premio letterario Viareggio-Rèpaci. Nel 2019 ha pubblicato per Feltrinelli la raccolta di poesie “Le bambinacce” scritto con Marco Rossari. Nel 2012 ha scritto la sceneggiatura del film “ Bella addormentata” di Marco Bellocchio. Traduce dall’inglese per diverse case editrici, tra gli autori: F. Scott Fitzgerald, Ray Bradbury, Octavia E. Butler. Ha scritto su varie testate, tra cui “Il Manifesto”, D-La Repubblica”, “Amica”, “Robinson”, “Rivista Studio”, “Linus”, “Rolling Stone” e oggi collabora con “TTL” e “Il tascabile”.

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