Arte al femminile (215)

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L’espressionismo viene definito come la tendenza a privilegiare il lato emotivo della realtà, rispetto a quanto si percepisce oggettivamente. Si sviluppa soprattutto in Germania nei primi anni del ‘900. In Germania si reca appunto una pittrice italiana, alla ricerca della propria identità di artista.

Erminia Bossi nasce in Istria, a Pola, nel 1875. Il padre è Raimondo Bosich di Trieste, la madre Lucia Ciak di Cittanova (l’odierna Novigrad). A Trieste Erminia frequenta il Civico Liceo Femminile: ama la pittura e dipinge. A 22 anni è una bella ragazza, dai folti capelli scuri, che espone con successo alle mostre del Circolo artistico della città, ottenendo recensioni positive dalla stampa locale. Nel 1902 Carlo Wostry, versatile pittore e raffinato intellettuale, la ritrae in un dipinto dal sapore orientaleggiante di grande bellezza e intensità. La dedica è “alla distinta collega Erminia Bossi” (Ritratto di Erma Bossi, 1902, Museo Revoltella, Trieste). Nel 1904 il giornale «Il Piccolo» segnala i suoi pastelli “modellati con energia quasi violenta” con “un impeto di colore così acceso di luci arrischiate da impressionare l’osservatore”. Erminia vuole aderire all’espressionismo, pertanto, poiché da Trieste “tutti accorrevano a Monaco”, città europea dove ci si poteva avvicinare alle nuove tendenze figurative, decide di recarvisi. Alle donne sono precluse le Accademie istituzionali, per cui a Monaco segue i corsi dell’Accademia femminile dell’Associazione delle Artiste. Si tratta di una istituzione sorta con l’intento di agevolare le giovani artiste mediante l’allestimento di mostre nelle quali assegnare premi e borse di studio. Erminia segue i corsi di pittura di Heinrich Knirr (1862-1944), il futuro pittore ufficiale di Hitler, e di Friedrich Fehr (1862-1927). Erminia è attratta dai movimenti di avanguardia e incontra Gabriele Munter, allieva e amante di Kandinsky. Nel 1908 Kandinsky e la Münter acquistano una casa a Murnau, nell’Alta Baviera, dove si stabiliscono per sperimentare la nuova pittura e vivere il loro amore. La Russenhaus diventa un luogo d’incontro e un centro culturale. Erminia frequenta la casa e diventa per tutti Erma. È un nome che richiama la grecità e il dio Hermes, “essenziale espressione” della sua persona.

Nel 1909 è fondata la Neue Künstlervereinigung München (NKVM), alla quale partecipa anche Erma. L’Associazione include importanti pittori ed è un onore farne parte. Erma è nel pieno della sua attività e della sua personale rivoluzione. Si reca a Parigi per “toccare con mano” le avanguardie francesi. Nel 1910 vive tra Murnau e Parigi, dove entra in contatto con l’avanguardia grazie agli inviti al Salon des Indépendents e al Salond’Automne: del 1906-09 è Pariser Stadtlandschaft. “La vigoria della sua pittura, le solide qualità coloristiche l’avevano in breve fatta apprezzare al punto che i suoi quadri venivano ricercati nella capitale francese”. Tra il 1909 e il 1912 Erma partecipa alle tre mostre organizzate dalla NKVM ed espone alla galleria di Thannhauser. Utilizzando colori intensi, ha un proprio linguaggio che scarnifica gli oggetti: semplificato è lo stile, vitale è l’uso delle sue palette di colori puri e intensi. In questo periodo si reca a Milano e si sposa, perché la firma Erma Barrera Bossi compare in alcuni dipinti collocabili tra il 1910 e il 1920. Lo sposo pare essere il tenore Carlo Barrera, originario della lombarda Valsolda. Espone a Monaco, presentando pitture di fortissima espressività, dai colori vivi. Intorno al 1911-12 con tutta probabilità vive a Parigi, dove le tracce dell’artista diventano meno chiare con dubbie notizie sulla sua partecipazione a diverse esposizioni. Allo scoppio della Grande Guerra si trasferisce definitivamente a Milano, pur esponendo ancora a Monaco. A Milano nel dicembre 1922 nasce il Gruppo Novecento (con Sironi e altri importanti esponenti): animato da Margherita Sarfatti, il movimento aspira a una moderna classicità. Pur esponendo regolarmente a Monaco, Erma s’ interessa alla nuova avanguardia artistica. Nel maggio 1925 la rivista «Lidel» (acronimo delle iniziali delle parole Letture, Illustrazioni, Disegni, Eleganze, Lavoro), fondata nel 1919 e molto attenta a mondanità e arti femminili, le dedica un articolo, corredato da tre illustrazioni di suoi quadri, in occasione di una personale, allestita nella Saletta della redazione. Le opere di Erma Bossi sono presenti alle due storiche Mostre del Novecento Italiano della Permanente di Milano: quella del ’26 e quella del ’29. Erma si sente all’avanguardia, ma la corrente ”avanguardista” si allinea con il regime e lo stile pittorico si adegua al clima di “ritorno all’ordine”: ordinato il tratto, perduto il colore acceso, meno emozionante l’effetto. Nell’autunno del 1927 ritorna a Trieste: espone nel ‘29 e nel ‘32. Negli anni in cui si sostiene la necessità dell’inquadramento degli artisti all’interno di un sindacato, ritenendo l’interessamento e la partecipazione utili a una produzione consapevole, si apre a Firenze nel ’33 la Prima Mostra Sindacale su base nazionale. Erma vi partecipa. con Nel 1935 è invitata alla Mostra celebrativa per i Quarant’anni della Biennale di Venezia inaugurata il 25 maggio, anno XIII dell’era fascista. La mostra è dedicata all’arte veneta come omaggio verso la città, per dimostrare il valore e l’apporto fondamentale dato dagli artisti veneti. A fine novembre del 1938 la galleria Gian Ferrari di Milano presenta una personale della Bossi: si tratta per lo più di paesaggi a olio e acquerello. Sono quadri caratterizzati dalla “ricerca di sobri accordi tonali”. In Lombardia Erma espone per dieci anni (dal ’29 al ’39) alle mostre d’arte del Sindacato Regionale Fascista delle Belle Arti e, se pur saltuariamente, dal ’31 al ’41, alle mostre del Sindacato Provinciale. All’apice del successo sparisce. La si ritrova, poverissima, dieci anni dopo, sempre a Milano, all’ultimo piano di uno stabile in piazzetta Sant’Erasmo. Nel 1952 muore all’istituto assistenziale cattolico di Cesano Boscone, a 77 anni e, l’anno seguente, la famiglia decide di donare al Museo Revoltella il ritratto che Wostry le aveva fatto da ragazza e che Erma aveva gelosamente conservato per tutta la vita.

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