Arte al femminile (3)

Artemisia Gentileschi è una figura di artista più conosciuta ed ammirata all’estero che in Italia. Nasce a Roma nel 1593: il padre è il pittore fiorentino Orazio Gentileschi. Rimasta orfana di madre in tenera età, sviluppa un amore quasi morboso nei confronti del padre, che la indirizza verso la pittura, per cui sin da piccola dimostra notevole propensione. Il padre ne fa la sua modella, facendo nascere pettegolezzi sul loro rapporto. Nel 1611 scoppia uno scandalo, che stravolge la vita di Artemisia. Il padre intenta causa contro Agostino Tassi, altro pittore amico di famiglia, con l’accusa di aver violentato più volte Artemisia. Il processo per stupro dura mesi e Artemisia è sottoposta a tortura, per verificare la veridicità delle sue dichiarazioni: le vengono schiacciati i pollici, con il rischio di compromettere per sempre il suo lavoro di pittrice.La giovane non demorde e il Tassi è condannato. Artemisia però deve cambiare città e trasferirsi a Firenze, dopo aver sposato il pittore fiorentino Pietro Stiattesi, che le ridà l’onore perduto. A Firenze ottiene la protezione di varie famiglie, tra cui i Medici. Conosce Galileo Galilei, con cui intrattiene una fitta corrispondenza. Elabora una propria tecnica, con giochi di luce ed ombre, un forte realismo e teatralità nelle scene rappresentate.

Diventata famosa, viene chiamata a Genova, dove incontra il pittore Van Dick, a Roma, a Napoli, dove lavora con il Velazquez, a Londra e presso altre corti europee.

Molti sono gli amanti che le sono stati attribuiti, ma il grande amore della sua vita è stato il musicista Nicholas Lanier, da cui forse ha avuto la figlia Francesca.

Muore sola e dimenticata a Napoli nel 1653. Della sua esperienza artistica rimangono 34 dipinti e 28 lettere.

Negli anni ’70 è diventata il simbolo delle lotte femministe: a lei sono state intitolate associazioni e cooperative, ma ciò ha comportato il fatto che sia stata evidenziata più la sua storia di donna abusata, che il suo valore di artista.

Un tema ricorrente nei suoi quadri è quello dell’uccisione di Oloferne da parte di Giuditta: pare che sia una trasposizione pittorica del trauma per la violenza subita. Una delle sue ultime opere raffigura Lucrezia, un personaggio in cui Artemisia amava identificarsi:una donna forte, abile e indipendente.

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